di Sergio Campofiorito
Giulio Anticoli è un personaggio simbolo del Trieste-Salario, quartiere in cui vive fin da piccolo e a cui è profondamente legato. È presidente dell’associazione Roma Produttiva e titolare del negozio di abbigliamento Kent, in viale Somalia 119,121,123. Un’attività storica, fondata nel 1955 da Sandro Anticoli, papà di Giulio. Segni particolari? Innamorato del Trieste-Salario. E ora ci spiega perché.
Quali sono i luoghi da visitare nel quartiere?
Sicuramente il Coppedè, che prende il nome dal suo progettista ed è un sito riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Uno spazio bellissimo a cui si accede attraverso un arco e, alzando lo sguardo, c’è un bellissimo lampadario in ferro battuto. Ed è l’anticipazione di piazza Mincio che si sviluppa tra torrette, archi e marmi molto belli. Tra gli altri luoghi da visitare, poi, c’è sicuramente Forte Antenne, proprio sopra a Villa Ada che era uno degli spazi occupati dai Sabini, c’erano gli Antemnati. Oltre a essere un sito archeologico molto interessante, è anche uno spazio verde molto bello da visitare.
Cosa c’è da fare nel quartiere?
Innanzitutto il nostro quadrante è ricco di botteghe storiche, ce ne sono di molto interessanti. Sia dal punto di vista architettonico che degustativo.
Perché vivere nel Trieste-Salario?
Perché rappresenta un po’ l’antico rione romano, c’è un forte senso di appartenenza. Siamo tutte piccole cellule che, insieme, formano un tessuto in cui ci riconosciamo.
Un ricordo del cuore del quartiere?
“Il ricordo del cuore che mi lega al quartiere è la scuola Contardo Ferrini in cui ho fatto l’asilo e parte delle elementari e in cui c’era la mia maestra, Alba Berini, una donna meravigliosa e carica di poesia. Quando entravamo in classe ci chiedeva di darle un bacetto. Eravamo 32 bambini perché le classi allora erano molto popolose e c’era questa poesia della maestra , che per noi sostituiva per un po’ la mamma. Poi, uscendo da scuola, era un appuntamento fisso il carretto dei mostaccioli. Una volta eravamo svincolati da tutte le normative europee a volte asettiche e costrittive e quindi il cartoccio veniva fatto di carta pane e dentro ci si mettevano o le fusaglie o le olive, oppure si acquistavano le rotelle di liquirizia. Non so se quel signore è stato il più ricco del nostro Municipio, sicuramente è stato il più amato tra i bambini del tempo.