A Roma il cenone della vigilia di Natale significa tavolate in famiglia e ricette della tradizione. E’ appuntamento che riporta alla memoria ricordi e aneddoti della gente comune, che nella convivialità delle feste ritrova momenti di calore e di vicinanza. In questo ribollire di sentimenti condivisi, il menù del Cenone gioca un ruolo importante, perché di anno in anno, sostanzialmente, i piatti sono sempre quelli, consolidati dalle abitudini e tramandati di generazione in generazione.
Il pesce è comunque il protagonista perché tradizione vuole che nella sera di vigilia non si tocchi la carne. A Roma, in particolare, il re della cena della vigilia è il baccalà fritto in pastella: piatto povero, facile da cucinare, ma che svolge proprio il ruolo di legare nonni e nipoti nel segno del gusto comune che resiste all’aggressione delle mode culinari. Accanto al baccalà, per la categoria dei fritti, si potranno anche gustare fiori di zucca irrobustiti con l’acciuga e talvolta anche ripieni di mozzarella. E poi, carciofi e broccoli, sempre fritti in padella.
Se questo può essere l’antipasto, il momento del brodo vede protagonista un altro pesce tipico della cucina romana: l’arzilla.
Si tratta della cosiddetta razza chiodata che non concede molta polpa da mangiare. Ma sia la coda che la testa sono adattissime per dare gusto al brodo, da cucinare insieme ai broccoli. Un pesce, l’arzilla, molto presente nel litorale romano e amatissimo da Aldo Fabrizi, grande attore romano doc, che proprio al brodo d’arzilla dedicò questa poesia:
“Sta minestra barsamica de pesce,
specie si er brodo è fatto co’ l’arzilla,
ve basta solo d’assaggià ‘na stilla
pe’ dì: “Mò panza mia poi pure cresce!”
È peggio de ‘na droga sconosciuta
che intossica er palato e nun dà tregue:
tutti li venerdì, ‘na ricaduta”.
Per la pasta, molte sono le varianti, ma il tradizionale piatti di spaghetti alle vongole è quello che più frequentemente si troverà nelle tavole dei romani per il cenone della vigilia.
Si veleggia sicuri verso il piatto di portata più consolidato: la frittura mista di pesce, con calamari, moscardini, totani, gamberi e alici.
Alla fine del pasto, ecco i dolci della tradizione: il pangiallo romano in primo luogo, caratterizzato da un impasto di canditi, noci, nocciole legati dal miele. Mandarini e frutta secca, comunque, non dovranno mai mancare, per rispettare la tradizione della vigilia.