Villa Borghese è il cuore verde della Capitale e nasconde moltissimi tesori tra le fronde degli alberi secolari. Qui, ci sono luoghi che sono resi ancora più intriganti dalla loro inaccessibilità e dalla possibilità di potervi accedere solo in occasione di aperture straordinarie, come quelle promosse dalle giornate Fai.
Villa Lubin, sede del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) dal 1959, è uno di questi edifici ed è anche uno dei più belli di Villa Borghese. Si trova in via di Villa Ruffo, a due passi dalla fermata della metropolitana Flaminio, sulla sommità di un piccolo e silenzioso colle. Ci si arriva facilmente a piedi, salendo a sinistra dell’ingresso che da Piazzale Flaminio conduce al parco più amato dai romani.
La Villa si riconosce per l’aspetto chiaro e sontuoso, in un riuscito – e per nulla banale – equilibrio tra lo stile neo-barocco e quello liberty, in una felice connotazione architettonica romana da primo novecento.
Inaugurata nel 1908, Villa Lubin deve la sua costruzione al filantropo di origine polacca David Lubin (di cui porta il nome). Il ricco mecenate promosse la fondazione dell’Istituto internazionale di agricoltura (IIA), un’istituzione finalizzata a promuovere la cooperazione in materia di agricoltura e di diritto al cibo confluita nella FAO al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Villa Lubin si estende su un’area di 7500 metri quadri ed è stata progettata dall’architetto Pompeo Passerini, noto all’epoca per aver collaborato alla realizzazione del Vittoriano. È un dettaglio non da poco, questo, perché all’ edificazione di Villa Lubin contribuirono anche altre notevoli maestranze impegnate con Passerini ai lavori per il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II. Si tratta dei decoratori Adolfo Cozza, Adolfo Apolloni, Giuseppe Mazzoni e Lemmo Rossi-Scotti.
Il corpo centrale dell’edificio, nella parte bassa, è rivestito di travertino ed è ingentilito da un portico a tre fornaci con colonne di pietra colorata, con motivi che si ripetono nelle logge al primo piano.
Tra le decorazioni, particolarmente bella è la balaustra all’ingresso con al centro due delfini e una piccola vasca e gli affreschi che appaiono sulle pareti laterali del Parlamentino, opera di Adolfo Cozza, scultore e archeologo umbro che aveva eseguito alcuni bassorilievi per il Duomo di Orvieto : “L’agricoltura dalle epoche barbariche fino ai tempi della Roma Imperiale” e “I grandi navigatori, gli astronomi e i naturalisti dal secolo XIII al XVIII”.
Piccole variazioni sono state apportate nel tempo alla struttura, con la costruzione della biblioteca, nel 1934, e un restauro del 1981.
Ciò che resta, oggi, al di là della sua affascinate storia, è la sua mole articolata che sembra sorgere sul piccolo colle di Villa Borghese come qualcosa di naturale, qualcosa che sia sempre stato lassù in cima a vegliare sui sogni verdi della Città eterna.