In età antica, il Vaticano è un’area coltivata a vigneti e orti, nota per la scarsa qualità della sua produzione agricola: il poeta Marco Valerio Marziale a proposito del vino fatto in questo luogo dice sprezzante: “Vaticano bibas, si delectaris aceto” (bevi il vino Vaticano se ti piace l’aceto). Nel libro “La Storia del Vaticano” curato da Gianluigi Spinaci, edito da Typimedia, si trovano molte tracce di ciò che il Vaticano era fin dall’antichità.
L’ager Vaticanus si trova spesso sommerso dalle piene del Tevere, tanto che in gran parte resta un acquitrino infestato dalla malaria. Publio Cornelio Tacito, narrando le battaglie tra i partigiani degli imperatori Vitellio e quelli di Vespasiano, scrive che i primi, accampatisi negli “infamis Vaticani locis”, sono colpiti da una gravissima pestilenza e i loro cadaveri vengono lasciati galleggiare nel fiume per diversi giorni.
All’inizio dell’età imperiale, però, qualcosa cambia. Vengono erette ville e giardini, accanto a piccoli edifici circondati da parchi, prati e piccoli laghi, tra fontane, statue e ninfei.
Tra questi giardini, i più importanti sono quelli di Vipsania Agrippina moglie del generale Germanico, meglio nota come Agrippina maggiore. Si estendono dai montes Vaticani fino al fiume; occupano tutta l’area dove sarebbero sorti la Basilica di San Pietro, l’ospedale Santo Spirito con l’omonimo Borgo e Borgo Vecchio.
Alla morte di Agrippina, nel 33, la proprietà dei giardini passa a suo figlio Caligola che, appena diventato imperatore, vuole dare un aspetto monumentale alla grande villa materna. Fa costruire, all’interno di una insenatura nel terreno, un circo per le gare di bighe e quadrighe, di cui è un grande appassionato. Inoltre, per abbellire il circo predispone l’erezione di un obelisco in granito rosso, lo stesso che oggi si trova al centro di piazza San Pietro.
(Gianluigi Spinaci)
Nella foto di copertina, la basilica in costruzione (da Wikipedia, di Pieter Coecke)
Nella foto di presentazione la Basilica Costantiniana (da Wikipedia, di H.W.Brewer)