Dopo che il 9 dicembre 1586 papa Sisto V dichiara Borgo rione XIV di Roma, la zona del Vaticano si popola di gente semplice, soprattutto artigiani e occupati a vario titolo al servizio del pontefice. Qui i paternostrari, o coronari, hanno i loro negozi di articoli religiosi, accanto ai venditori di ombrelli, gli ombrellari, che hanno perfino un vicolo vicino Borgo Pio a loro dedicato.
A Borgo Vecchio, invece, sono attive diverse fonderie, specializzate nella fusione di oggetti in bronzo. C’è anche un’altra professione tipica degli uomini di Borgo: quella del boia. Il più famoso esponente di questa categoria al tempo della Roma papalina si chiama Giovanni Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta. La ricostruzione del personaggio è uno dei tanti aspetti interessanti del libro “La storia del Vaticano” scritto da Gianluigi Spinaci, edito da Typimedia.
Anche conosciuto con l’appellativo de “il boia di Roma”, il suo nome ha segnato un’epoca ed è diventato il paradigma di tutti i carnefici vissuti prima e dopo di lui, guadagnandosi una fama che ha attraversato la letteratura del XIX secolo fino ad approdare nelle sale cinematografiche. Entrato di diritto nell’immaginario comune del popolo capitolino, la sua storia è indissolubilmente legata al patibolo, un palcoscenico di cui fu assoluto protagonista.