Sulla riva sinistra del Tevere, a pochi passi dall’Isola Tiberina, si nasconde uno degli angoli più particolari della città: il Ghetto ebraico, uno dei più antichi del mondo. Oggi è un prezioso scorcio del passato, ma anche il custode di uno dei tesori gastronomici della Capitale. Mangiare al Ghetto, infatti, vuol dire scoprire la cucina “kosher”, quella che rispetta i principi della Torah relativi alla carne, in particolare il modo in cui è macellata e la separazione dai prodotti caseari. Ma vuol dire anche conoscere l’influenza che la città ha avuto su questa gastronomia, così particolare da creare un vero e proprio stile culinario, la cucina giudaico-romanesca.
Provare questo tipo di cucina vuol dire vivere un’esperienza unica, che racconta della Roma popolare, della Roma multietnica e delle tradizioni che ancora oggi sono vive. È quello che si prefigge di fare Renato al Ghetto – Hostaria Kosher: non è una delle più antiche, anzi è arrivata in via del Portico d’Ottavia solo nel 2018, ma in pochi anni ha saputo entrare nel cuore dei romani. Merito della proposta culinaria, una cucina giudaico-romanesca dall’anima tradizionale ma che non disdegna la modernità, portando una ventata di freschezza anche alle ricette più antiche. La filosofia del locale si percepisce già appena si entra: Renato al Ghetto è all’interno di un palazzo centenario, e sono stati conservati i suoi elementi storici ma per essere fusi con un arredamento moderno e minimalista. Il risultato è un ambiente caldo e accogliente, ma con un irresistibile tocco contemporaneo, con sessanta posti incorniciati in un ambiente che unisce passato e futuro. Anche il menu è al passo con i tempi, e spazia da preparazioni classiche a proposte più moderne. Il re della casa è lui, il carciofo alla giudia: è il piatto più famoso della cucina giudaico-romanesca, viene fritto rigorosamente in olio di oliva e viene servito croccantissimo, ancora caldo. Non mancano i fritti della tradizione – fiore di zucca e baccalà -, cartocci di aliciotti, pinsa con carne secca di manzo e tonnarelli alla carbonara kosher, ma accanto spiccano piatti più sperimentali come la Tartare di avocado e salmone marinato a secco, lo Spaghettone orata e limone o la Spigola in crosta di pistacchio.
Le materie prime usate da Renato al Ghetto sono le più fresche, i profumi della cucina raccontano di famiglia, di casa, della tradizione kosher e delle ricette giudaico-romanesche, ma lo spirito è di chi non vuol rimanere solo legato al passato, ma anche guardare al futuro.