Il sublime, in cui il senso dell’infinito è immanente, appartiene alla natura ed è irraggiungibile dall’uomo. Eppure, la tensione verso l’apoteosi immaginifica della natura è una spinta imprescindibile dell’opera umana. Questo principio era alla base dello sturm und drang romantico ed era uno dei caposaldi del Grand Tour. Tra le cui mete spicca il Parco di Villa Gregoriana a Tivoli
Johann Wolfgang von Goethe, Michel de Montagne; Johann Winckelmann e Marie-Henri Beyle Stendhal non seppero resistere al richiamo dell’Italia e uscirono dai lunghi viaggi nel Belpaese arricchiti e con un bagaglio di bellezza che seppero trasporre in opere d’arte uniche e immortali.
Tra le mete toccate da intellettuali e artisti del Grand Tour sul finire del 1800 c’era anche il Parco di Villa Gregoriana a Tivoli. Posto sotto la tutela e la gestione del FAI (Fondo Ambiente Italiano) dal 2005, Villa Gregoriana è un labirinto delicato di boschi, sentieri, grotte, rovine e cascate a meno di mezzora da Roma. Nato dall’estro artistico di papa Gregorio XVI, fu inaugurato con una solenne cerimonia nel 1835.
Da quel momento in poi la sua fascinazione ha colpito artisti e intellettuali provenienti da ogni parte d’Europa almeno fino al secondo dopoguerra quando il sito languì a lungo in uno stato di abbandono prima di tornare ad essere un gioiello di inusitata bellezza.
Villa Gregoriana si estende ai piedi di un’antica acropoli in cui sono ancora visibili i resti di due templi risalenti al I secolo a.C. (quello della Sibilla, dalla forma rettangolare, e quello di Vesta, dalla forma circolare) e si allunga amabilmente verso la villa archeologica del console romano Publio Manlio Vopisco, celebrata da Stazio, come un immenso e visionario lavoro pittorico. Al centro del quale c’è una cascata che ai tempi della sua magnificenza era seconda in Italia per altezza e portata d’acqua solo alla cascate delle Marmore, con un salto di 120 metri.
Passeggiare tra gli antichi giardini in cui sono state riportate alla luce le tenere essenze e le specie arboree presenti mescolate agli interessanti reperti di diversi generi ed epoche è un’esperienza unica. Come lo è la vista del Ponte Gregoriano, a cavallo dell’antico letto del fiume del fiume Aniene il cui corso fu modificato proprio da papa Gregorio XVI per impedire che le piene potessero devastare il centro abitato di Tivoli e per dar vita alla bella cascata.
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