Al centro di piazza della Minerva, dietro al Pantheon, un elefantino in marmo sorregge sulla groppa un obelisco. L’esotico animale è opera del maestro Gian Lorenzo Bernini, che lo scolpisce nel 1667. L’idea gli viene dal cardinale Barberini, che ha visto qualcosa di simile in una nota opera letteraria del tempo. Alcuni, però, credono che l’artista si sia ispirato a un pachiderma che ha realmente vissuto nella Capitale: il celebre Annone.

La statua dell’elefante piazza della Minerva realizzata da Gian Lorenzo Bernini
È il 12 marzo 1514 quando Roma vede arrivare la fantasmagorica ambasceria inviata da Manuel d’Aviz, re del Portogallo. Il sovrano intende rendere omaggio a papa Leone X e impressionarlo con una messa in scena di sicuro effetto. In testa al corteo, composto da belve che vengono dai suoi serragli, incede un piccolo elefante albino, che si inchina al cospetto del pontefice, piegandosi tre volte sulle ginocchia. Poi, a un cenno della sua guida, eccolo prendere dell’acqua da un secchio e spruzzarla in aria, sulla folla estasiata. È amore a prima vista per questa splendida e intelligente creatura, che sa danzare ed eseguire trucchi e giochi.
Annone vive in Vaticano, quasi come un membro della corte del papa. Ben presto, l’elefante bianco diventa parte degli eventi più importanti a Roma. Immortalato da artisti del calibro di Raffaello, purtroppo però l’elefante non sopravvive a lungo. Il clima della Capitale non è adatto a un simile animale, proveniente dall’Asia. Due anni dopo il suo arrivo, Annone si ammala. L’intervento di medici e luminari non serve a salvarlo. Papa Leone, distrutto dal dolore, lo farà seppellire nel cortile del Belvedere.
(Sara Fabrizi)