La Sacra famiglia, i re magi, un bue e l’asinello. Il senso di pace e il mistero che circonfonde il Natale è racchiuso tutto qui, nella piccola comunità che anima una rappresentazione longeva, opera dello scultore duecentesco Arnolfo Di Cambio: è il presepe scultoreo più antico del mondo e si trova a Santa Maria Maggiore, a Roma.
Santa Maria Maggiore è una splendida basilica paleocristiana, sul colle Esquilino. Si dice che la sua costruzione sia stata suggerita a Papa Liberio nel IV secolo direttamente dalla Madonna, in sogno. Il suo aspetto è mutato più volte nel tempo, ha seguito i cambiamenti della chiesa ed è stato testimone dell’avvicendarsi di papi e di molte storie. Per molti la basilica è nota semplicemente come la “seconda Betlemme” dove i fedeli vengono a pregare sulla reliquia della mangiatoia di Gesù Bambino.
Non stupisce, quindi, che proprio qui il primo papa francescano, Niccolò IV, abbia commissionato uno splendido presepe marmoreo.
Era il 1291. Il toscano Arnolfo Di Cambio era un pittore e uno scultore di chiara fama e impresse i caratteri della sua devozione e della sua arte nelle figure che compongono il presepio che appaiono come sculture tridimensionali in marmo bianco.
In origine, però, le figure erano dipinte ed erano custodite all’interno della piccola cappella dell’oratorio del presepe, di cui non rimane alcuna documentazione salvo alcune descrizioni che lasciano supporre fosse costruita sul modello di quella edificata dall’imperatore Costantino sul luogo della Natività a Betlemme.
I personaggi appaiono leggermente deformati a causa delle necessità ottiche e prospettiche imposte dal luogo in cui originariamente erano esposte e dal modo in cui i fedeli le avrebbero viste.
La Madonna col Bambino (probabilmente modificata o ricostruita nel 1500) è posta in posizione seduta su un blocco di roccia e probabilmente era al centro dello spazio. È la figura più imponente del complesso ed è alta circa un metro.
San Giuseppe si trova sulla sinistra, Il suo volto solenne è incorniciato da una folta barba e poggia le mani su un bastone.
I Re magi, mostrano età e caratteri diversi. Quello più coinvolgente è senz’altro il magio orante in ginocchio: i suoi capelli sono lunghi e cadono sul suo abito, le sue mani sono giunte in preghiera. Le teste del bue e dell’asinello suggeriscono, invece, una tenerezza infinita.
La serena calma e la devozione che promanano dalle figure che compongono questo capolavoro dell’arte sono direttamente proporzionali al tempo che le ha levigate e alla loro composta dignità. In un abbraccio prospettico e secolare di senso e di meraviglia.