Il pranzo di Natale segue il Cenone della vigilia. Quindi, l’abbondante libagione della sera prima, dista poche ore dall’altro appuntamento della tradizione a tavola. Visto che a Roma la cena della vigilia è particolarmente ricca, con i fritti a farla da padrone, l’apertura del pranzo natalizio in famiglia, tralascia gli antipasti e sceglie una minestra in brodo molto particolare. Si tratta della stracciatella, facile da fare e pronta in pochi minuti: si fa con il brodo di carne, l’uovo, il formaggio grattugiato e un pizzico di noce moscate. In alcune tavole si aggiungono anche delle rigaglie di pollo.
Si passa poi alla pasta condita con un ricco ragù di carne: a Roma solitamente si sceglie fra fettuccine o ravioli, comunque sempre rigorosamente fatti i casa. Se proprio non si vogliono fare discriminazioni, si mettono in tavola sia le fettuccine che i ravioli.
Per il secondo il piatto della tradizione che ricorre più solitamente è l’abbacchio scottadito. Si tratta di costoline di agnello cotte in forno o alla piastra. Un altro piatto della tradizione è la coratella di agnello in umido.
Il piatto è base del cosiddetto quinto quarto e comprende polmoni, cuore, budella, fegato, reni e milza. Il tutto, dopo un’abbondate fase di pulizia e spurgatura, viene cucinato con un sugo preparato con base vegetale, a volte con le cipolle, più spesso con il sedano che predomina.
In ogni caso, il contorno che non può mancare è un piatto del tipiche puntarelle romane, condite con olio, sale e acciughe.
La fine del pranzo è come sempre con i dolci tipici del Natale, con il pangiallo che è il dolce tipico romano, che non rappresenta proprio un dessert leggero, visto che è caratterizzato da uno straordinario impasto a base di miele con frutta candita, noci, nocciole e farina.