Venendo dalla terrazza del Gianicolo, dominata dalla statua equestre di Garibaldi, e andando verso Porta San Pancrazio, troviamo sulla sinistra il monumento ad Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, in romanesco “cicciottello”. Terza per grandezza sul colle del Gianicolo (dopo quelle di Giuseppe e di Anita Garibaldi), fino a marzo 2011 la statua era collocata in via di Ripetta.
Angelo Brunetti è stato una delle figure più importanti del Risorgimento italiano, non solo per la capacità di combattere e resistere agli attacchi francesi, ma anche per la proverbiale dialettica e sagacia. Carrettiere, Ciceruacchio parlava solo romanesco. Non aveva studiato, eppure possedeva un’abilità oratoria in grado di ammaliare le masse e convincerle a difendere la propria città dalle truppe pontificie. Lui stesso, inizialmente fedele al papato, divenne rivoluzionario.
Ciceruacchio era un popolano che parlava con e per il popolo. Disilluso dalle continue promesse mancate di papa Pio IX, aderì alla rivoluzione del 1849. Teneva comizi parlando ai popolani, apriva loro gli occhi e instillava ardore in battaglia. Fu grazie a personaggi come Brunetti e ai suoi discorsi che la resistenza a Roma fu tenace, appassionata ed eroica. Costretto a fuggire a Venezia con altri garibaldini, Ciceruacchio fu fatto prigioniero a Ca’ Tiepolo dove venne fucilato insieme al figlio tredicenne nella notte del 10 agosto 1849.
(di Gianluigi Spinaci)