Ai tempi dell’Impero romano le città erano solite avere tre nomi diversi: uno sacrale, uno pubblico e uno segreto. Quello sacrale aveva la particolarità di essere utilizzato per determinate cerimonie, quello segreto invece non poteva essere rivelato al di fuori dell’Urbe, ed anche nell’Urbe erano solo pochi eletti a detenere il segreto. La segretezza aveva probabilmente diverse finalità: permetteva di non far conoscere ad altri l’essenza e la potenza di un popolo ed impediva inoltre di portare a favore dei nemici il nume tutelare della città.
I romani arrivavano addirittura a chiamare fuori dalle mura gli dei nel momento in cui conquistavano un popolo, in quanto credevano fosse un sacrilegio far prigioniere le divinità. Decidevano quindi di provare ad ingraziarsele promettendo offerte più grandi rispetto a quelle riservate loro dai popoli conquistati. Sebbene il nome segreto di Roma fosse conosciuto solo dalla casta papale, vi era l’intimazione anche per il popolo: chi lo avesse rivelato sarebbe morto. Si narra di un tribuno, Quinto Valerio Sorano, che osò rivelare il nome segreto per finalità politiche e che, per tale azione, fu crocifisso.
La vicenda raccontata da diversi autori latini, se analizzata dagli occhi degli storiografici, ha delle forti incongruenze: i tribuni non conoscevano il nome segreto e non lo conoscevano nemmeno i forestieri, figuriamoci poi se appartenenti ai rivali e sottomessi Latini (Sorano è appellativo che segna l’origine del tribuno). Secondo Pascoli il nome segreto di Roma sarebbe stato lo speculare ‘’amor’’, che porterebbe a pensare che il nume tutelare fosse Venere, la dea dell’amore nonché madre di Enea, progenitore dei romani. Ciò si legherebbe anche alla dualità di Roma, rappresentata dall’importanza attribuita dalla religione romana a Giano bifronte. Per altri invece è Hirpa, una divinità a forma di lupo, o Flora, l’antica divinità italica che veniva invocata quando Roma era minacciata. Sebbene le ipotesi siano varie, non ve n’è una più accreditata delle altre.
Il nome segreto di Roma, anche duemila anni dopo, resta un mistero, anche grazie ad Angerona- la dea che, con un dito sulla bocca, invita al silenzio. Non ci resta che ripeterci ancora che Roma…è Roma.