La sera del 5 gennaio 1963 fa parecchio freddo, e così un giovane statunitense, Robert Allen Zimmerman, capitato a Roma di passaggio, entra in un locale che si trova al civico 59 di via Garibaldi, qualche metro sopra la Porta Settimiana. Quel luogo, che oggi non esiste più, si chiama Folkstudio, mentre quel ragazzo passerà alla storia come uno dei cantautori e musicisti più importanti di sempre. Il suo nome è Bob Dylan.
Quella sera al Folkstudio ci sono una ventina di persone al massimo, ma il ricordo di quello che avviene è rimasto ben impresso nella mente dei fortunati presenti. Il giornalista e critico musicale Dario Salvatori ha raccontato così l’episodio: “La sera in cui si presentò, come uno dei tanti americani con la chitarra avvicendatisi sul palco, nel locale c’erano poche persone, la maggior parte sedute al bar; d’altra parte, la serata era dedicata a un altro artista e il nome di Dylan, oltre che sconosciuto, non appariva in programma. Cantò qualche pezzo, quasi in jam con altri, quando era già molto tardi”.
Zimmerman, in arte Dylan, è ancora all’inizio della sua strepitosa carriera e nessuno tra coloro che si trovano quella sera all’interno delle mura del locale può immaginarsi che quel giovane americano avrebbe di lì a poco lasciato il suo indelebile marchio sulla scena musicale mondiale. Si trova a Roma mentre cerca la sua fidanzata dell’epoca, Suze Rotolo, in viaggio in Italia. Entra nel locale per bere qualcosa e, attratto dal palco, si mette a cantare e a suonare. È a tutti gli effetti della prima esibizione sul suolo italiano di Dylan.
(di Gianluigi Spinaci)