Nella pinacoteca vaticana si conserva l’ultima splendida opera di Raffaello: la Trasfigurazione. Grande protagonista del dipinto su tavola è il Cristo, sfolgorante di luce. Ma c’è un altro personaggio che cattura l’attenzione. È una donna, inginocchiata in primo piano, di cui si intravede l’armonioso profilo. Secondo alcuni studiosi, quella qui ritratta è Giulia Farnese, la donna più bella del Rinascimento.
È proprio la sua straordinaria bellezza a fare le fortune di casa Farnese. Sposa ragazzina di un uomo insignificante, Orsino Orsini, Giulia si lega presto all’impetuoso cardinale Rodrigo Borgia. L’alto porporato che, intrigando e comprando voti, nel 1492 sale al soglio pontificio, divenendo papa Alessandro VI. La scandalosa relazione tra il pontefice e Giulia è agevolata – se non addirittura pianificata – dalla madre di lei, Giovannella Caetani, e dalla suocera, Adriana De Mila. Le due donne, infatti, la usano come merce di scambio con l’intento di ottenendo grandi benefici e privilegi per i propri figli. Come la porpora cardinalizia, concessa ad Alessandro Farnese senza che lui sia neppure mai stato ordinato sacerdote. Poco importa che le malelingue lo chiamino “cardinal fregnese”, visto il modo in cui è riuscito a guadagnarsi la nomina.
Contesa tra il marito, desideroso di tutelare il proprio onore, e il gelosissimo amante, che la minaccia di scomunica se soltanto oserà allontanarsi, Giulia si barcamena. Nel novembre del 1494, quando viene catturata dalle truppe di Carlo VIII di Francia, lanciato alla conquista del trono di Napoli, il papa fa di tutto per farsela riconsegnare sana e salva. Quell’esperienza, però, segna la giovane che, poco dopo, abbandona Roma. Forse si ritira a Bassanello, da Orsino. Oppure va nel feudo di Carbognano, di cui assumerà il governo poco dopo. Finalmente è libera e padrona della propria vita.
(Sara Fabrizi)