Prima che nel 1886 fosse tagliata in due parti per l’apertura di viale del Re (l’attuale viale di Trastevere), quando Roma era ancora in mano allo Stato Pontificio, in via della Lungaretta è andato in scena uno dei più atroci e vigliacchi eccidi della storia cittadina, citato anche nei film In nome del Papa Re di Luigi Magni e Correva l’anno di grazia 1870 di Alfredo Giannetti.
La mattina del 25 ottobre 1867, mentre le truppe garibaldine si preparavano a entrare a Roma dopo aver conquistato Monterotondo, una quarantina di patrioti si riunirono nel lanificio di Giulio Ajani in via della Lungaretta 97 per organizzare una rivolta che spianasse la strada all’eroe dei due mondi. Qualcuno però, come si dice a Roma, “se la cantò”, e così, verso mezzogiorno, un battaglione di zuavi al soldo papale attaccò la fabbrica. I cospiratori tentarono con grande coraggio di resistere all’assedio, ma l’effetto sorpresa, unito alla mancanza di munizioni e alla netta inferiorità numerica, gli fu fatale.
Abbattuto il portone dell’edificio, i mercenari trucidarono barbaramente tutti i patrioti che si trovavano all’interno, tra cui Francesco Arquati, il figlio dodicenne Antonio e la moglie Giuditta Tavani, incinta del quarto figlio, che venne trafitta più volte al ventre. Giuditta Tavani Arquati divenne presto un simbolo di Trastevere e della lotta per la liberazione di Roma, come dimostra il busto raffigurante l’eroina a guardia della lapide che ricorda i patrioti caduti, a pochi passi dalla piazza a lei dedicata, adiacente al vecchio lanificio.
(di Gianluigi Spinaci)