Nel cuore della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, c’è una sontuosa cappella, a cui si accede scendendo nel sottosuolo della chiesa. Diverse panche consentono di sedersi in contemplazione, di fronte a un vero tesoro della Cristianità: le reliquie della Passione.
Da secoli, sono custodite in questo luogo sacro, eretto per volontà di una Santa imperatrice. Si tratta di Sant’Elena, la madre di Costantino, colei che, secondo la tradizione, per prima si recò in pellegrinaggio in Terra Santa, negli stessi luoghi in cui visse e morì Gesù.
La sua è una storia di riscatto, dall’ombra alla luce. Elena, infatti, è una fanciulla di estrazione modesta, originaria forse della Bitinia. Fa la locandiera. Alcune fonti, però, insinuano che si concedesse ai clienti per denaro. Un incontro cambia la sua vita per sempre. Un giorno, alla sua porta, si presenta un promettente ufficiale, il giovane Costanzo Cloro, che si innamora di lei. Dalla loro unione nascerà Costantino.
Dopo lunghi anni di relazione, però, la coppia dovrà lasciarsi. Costanzo Cloro, elevato al rango di prefetto del pretorio, deve sposare la figliastra dell’imperatore Massimiano, Teodora. Sarà il figlio Costantino, una volta conquistato il potere, a rialzare sua madre dalla polvere, portandola fino alle stelle. È lui, infatti, a darle il titolo di Augusta.
Ormai anziana, tra il 327 e il 328 d.C., Elena intraprende un viaggio attraverso le province orientali dell’impero. Va in Palestina, sui luoghi che hanno visto la predicazione di Cristo. Leggenda vuole che, con l’aiuto di un ebreo di nome Giuda, ella arrivi a riscoprire il Monte Calvario. E a ritrovare, sepolti sotto la terra, la croce di Cristo, uno dei chiodi, la corona di spine e persino il titulus crucis, la famosa iscrizione che recita: INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum).
(Sara Fabrizi)
Nella foto la statua seicentesca di Sant’Elena di Andrea Bolgi esposta nella Basilica di San Pietro