Quando Antonio Canova compie il suo primo viaggio a Roma, nel 1779, ha appena 22 anni. Ma ha già avuto modo di esprimere il suo talento e farsi conoscere. Nato a Possagno il 1° novembre 1757 Canova muove i primi passi all’Accademia del Nudo a Venezia, per poi aprire un laboratorio in proprio, dove riceve le prime importanti commissioni. Si ricordano, in particolare, Orfeo ed Euridice (1776) e Dedalo e Icaro (1779) – esposti entrambi al Museo Correr di Venezia.
Quando approda nella Capitale, l’artista viene a contatto con l’arte neoclassica e le idee illuministiche teorizzate da Anton Raphael Mengs e da Johann Joachim Winckelmann. Poi riparte, verso il sud Italia, alla volta di Pompei ed Ercolano. Ma con Roma è solo un arrivederci: nel 1781 Canova si trasferisce definitivamente nella Capitale, prima da Girolamo Zulian, ambasciatore della Repubblica di Venezia, e poi aprendo il suo laboratorio di scultura in via delle Colonnette, poco distante dal Tevere, di cui si serviva per trasportare i blocchi di marmo da Carrara.
Ed è in questo studio che realizza alcune delle opere più importanti: da Amore e Psiche giacenti (1793) a Le Grazie (1816), fino al Monumento funerario di Clemente XIII (1792) alla Maddalena giacente (1822). Nel 1798, con l’arrivo delle truppe francesi a Roma, Canova ritornaa Possagno dove si dedica alla pittura. Morirà il 13 ottobre 1822 a Venezia.
Nella Capitale ha lasciato opere di inestimabile valore: non solo la Paolina Borghese, star della Galleria omonima, ma anche il già citato Monumento funebre di Clemente XIII, nella Basilica di San Pietro. L’opera è strutturata su tre livelli: al primo sono poste le allegorie, due leoni che proteggono l’accesso al sepolcro, con ai lati il Genio della Morte e la Religione. Al secondo il sarcofago. Al terzo la statua del Pontefice inginocchiato in preghiera.
Nella Basilica dei Santi XII Apostoli, nell’omonima piazza al civico 51, inoltre, si trovano due opere del Canova: una stele dedicata all’incisore Giovanni Volpato e il monumento funebre a Papa Clemente XIV. Nella Galleria Nazionale di Arte moderna di Roma, infine, è custodita un’altra preziosa opera di Canova: Ercole e Lica.