Santa Maria in Aracoeli deve il proprio nome alla legenda secondo la quale, proprio in questo luogo, l’imperatore Augusto vide una donna con un bambino in braccio che gli disse: “Questa è l’ara del figlio di Dio”, preannunciando così l’avvento del cristianesimo.
Ma la particolarità dell’Aracoeli sta nel fatto che, dal 1250 in poi, fu il tempio fondamentale per le ricche famiglie della nobiltà romana: una sorta di chiesa “civica”, meno legata delle altre al pontefice. Qui si tenevano le assemblee comunali, tra cui quella in cui si decise di costruire la grandiosa scalinata che oggi conduce all’ingresso della chiesa, realizzata nel 1348 come voto a Maria perché ponesse fine alla terribile epidemia di peste che stava devastando l’intera Europa e che fu inaugurata da Cola di Rienzo. E sempre in questo luogo fu celebrato il trionfo di Marcantonio Colonna, comandante pontificio della Lega cattolica che nel 1571 sconfisse la flotta turca nella battaglia di Lepanto, combattuta tra le isole della costa occidentale greca.
La chiesa conserva un grandioso ricordo di questo evento. Alzando lo sguardo verso l’alto, si può notare lo spettacolare soffitto dorato che copre tutta la navata centrale. Costellato di immagini di mezzelune turche rovesciate in segno di sconfitta e da simboli del comune di Roma, fu realizzato dall’architetto Filippo Boulanger, il quale, nel contratto proposto all’amministrazione cittadina, aveva promesso di finire la soffitta della chiesa, lasciandola libera ai decori e ai pittori, costruendola con abete, pioppo bianco e tiglio”. L’opulento soffitto, finanziato in parte con il bottino della vittoria, è la più grande celebrazione romana delle guerre combattute contro gli ottomani nel Mediterraneo.
(Gianluigi Spinaci)