In via Efisio Cugia,a Casal Bertone, c’è un vecchio palazzo che porta ancora addosso i segni della Seconda guerra mondiale. Durante il terribile bombardamento di San Lorenzo, il 19 luglio 1943, le bombe cadono anche qui. Sulla facciata, c’è una targa. Ricorda un giovane eroe figlio di questo quartiere: Giorgio Marincola, il “partigiano nero”.
Un soprannome che gli deriva dalla sua condizione. Il padre, Giuseppe, è un maggiore di fanteria dell’esercito italiano. Sua madre, invece, si chiama Ashiro Assan ed è una donna somala. A differenza di tanti altri ragazzi nati da un’unione mista, Giorgio viene riconosciuto dal padre, che lo porta a vivere in Italia. È l’Italia fascista, quella che difende la purezza del sangue e della razza e che, nel 1940, emanerà una legge contro i “meticci”.
Quando Roma viene occupata e nasce la Resistenza, Giorgio sa da che parte vuole stare. È cresciuto negli ideali di libertà e giustizia, anche grazie agli insegnamenti e all’esempio di Pilo Albertelli, suo professore al liceo. Si fa partigiano e combatte, senza tirarsi mai indietro. La Liberazione di Roma non è che una tappa sul suo cammino. Subito dopo, si arruola nello Speciale operation exeecutive, organizzazione britannica impegnata nel sabotaggio dietro le linee tedesche. È il tenente Mercurio, attivissimo nella lotta in Piemonte, nel biellese. Viene ferito, imprigionato, poi liberato. Torna a battersi in prima linea, questa volta in Val di Fiemme. È qui che trova la morte per mano dei tedeschi nella tremenda strage di Stramentizzo, il 4 maggio 1945. Ha appena 22 anni.
(Sara Fabrizi)