Quando Peter Howard Vanderbilt organizzò il 5 novembre 1958 una festa privata in onore della contessa Olghina di Robilant nel locale di Trastevere Il Rugantino, non poteva immaginare che quella serata sarebbe passata alla storia come l’inizio della Dolce Vita.
Dopo cena, con l’atmosfera fattasi brillante per via dei tanti brindisi, l’attrice svedese Anita Ekberg iniziò a ballare un cha cha cha a piedi nudi in mezzo alla sala, circondata da applausi e ovazioni. È a quel punto che entrò in scena Aïché Nana, una bella ragazza di origini turche poco più che ventenne, che pensò bene di oscurare, almeno per un po’, la mitica “Anitona”. La giovane si produsse in una sensuale danza del ventre, resa ancor più audace dal fatto che, togliendosi via via un indumento alla volta, restò a ballare vestita solamente di un paio di mutandine nere di raso. La contessa Olghina, mentre si riprendeva dallo shock, si accorse dei flash sparati dai paparazzi che si erano imbucati e chiese al commissario di polizia di Trastevere, anche lui tra gli ospiti, di sequestrare i rullini.
Uno dei fotografi, il mitico Tazio Secchiaroli, riuscì a portare fuori dal locale le foto scottanti, che finirono stampate sulle pagine de L’Espresso. Lo scandalo che seguì alla pubblicazione fu di portata epica. Si era strappata la coperta che nascondeva la vera natura di una città rimasta solo in apparenza bigotta e democristiana, ma che in realtà sprizzava voglia di leggerezza, divertimenti ed eccessi.
(di Gianluigi Spinaci)