Il rione Campo Marzio, nella Capitale, è un trionfo di elegante arte barocca. Ma c’è un edificio dall’anima gotica che si discosta completamente dallo stile predominante e che produce un senso vagamente straniante nell’animo dell’inconsapevole viaggiatore che vi s’imbatta per caso: è la chiesa Anglicana di Ognissanti, in via del Babuino.
Un frammento di vita inglese nel centro storico di Roma.
La cosa che colpisce subito all’occhio è la forma ottagonale della severa e longilinea torre campanaria, con un’alta guglia, che svetta sulla costruzione di spessi laterizi rossi che accendono, per contrasto, i dettagli in travertino.
L’ingresso nella chiesa è particolarmente interessante perché immette in un ambiente colorato, grazie alla sintesi tra le diverse cromie dei marmi pregiati provenienti da Arles (riconoscibile per le sue venature rosa); da Brindisi e da Como (distinguibili per il colore bianco); da Perugia, con il suo rosso caratteristico, da Siena, da Verona e da Seravezza, con il suo verde intenso.
La prima pietra di questa chiesa, oggi punto di riferimento della comunità anglicana a Roma, è stata posata nel 1882 da sir George Edmond Street che, tuttavia, non riuscì a veder mai terminata l’opera, fu proseguita da suo figlio, Arthur Edmond Street, appena un anno dopo l’inizio dei lavori.
Questo posto ha un fascino profondamente inglese, costruito sullo spazio di una splendida villa voluta da Flavio Orsini nel 1575 e riadattata, circa 50 anni dopo, dall’ordine degli agostiniani scalzi che rilevarono l’edificio e lo modificarono per adibirlo a convento.
Ma la vita di questo posto era destinata a cambiare radicalmente con l’occupazione francese di Roma (tra il 1798 e il 1799) e con il successivo abbandono del palazzo, ormai ridotto in rovina.
Nel 1880, fu propria la vivacità della comunità anglicana nell’Urbe, sempre più numerosa e decisa a conquistare un posto per la celebrazione del proprio culto, a ridare nuova linfa a questa porzione della città, con l’acquisto dei ruderi dell’infermeria del convento degli agostiniani scalzi.
Oggi, questo posto è un luogo di riferimento per tutti gli inglesi di passaggio (e non solo) ed offre uno spaccato della città del tutto differente da quello abituale.
Una chicca da non perdere.