Nell’Ottocento, non lontano da Ponte Regina Margherita a Prati c’è una località dal nome evocativo: “Monte Secco”. La chiamano così perché in questo luogo sorge una piccola collina artificiale, quasi gemella del più famoso Monte dei Cocci, formata dall’accumulo di detriti e frammenti di anfore rotte. Lo stesso nome si legge sull’insegna di una vecchia trattoria campestre, oggi scomparsa.
La storia, però, non dimentica questo luogo, a cui si lega una vicenda che fece grande scalpore ai suoi tempi: un duello tra onorevoli. Tutto comincia il 6 dicembre 1883, a Montecitorio, luogo di accesi dibattiti e scontri politici tra membri delle opposte fazioni. Quel giorno, la violenza prende il posto della dialettica. L’onorevole Giovanni Nicotera, infatti, reputandosi offeso dal collega Francesco Lovito, gli si scaglia contro. Prima lo ingiuria ad alta voce, poi gli sputa in viso. È un affronto che non può essere lasciato impunito. Così, viene lanciato il guanto di sfida.
Il giorno dopo, alle cinque del pomeriggio, i due sfidanti si fronteggiano, spada in pugno, sul prato della trattoria di Montesecco. Al loro fianco, come da prassi, ci sono i padrini. Parte il primo assalto, tra fendenti e affondi. Una macchia di sangue si allarga sulla camicia di Lovito. L’avversario è riuscito a ferirlo al braccio destro. “Alt” gridano i padrini. Ma Lovito, trascinato dall’impeto, non ascolta. Nonostante le regole della cavalleria gli impongano di fermarsi, continua ad attaccare. La sua lama, brandita con furia cieca, colpisce anche uno dei padrini, intervenuto per dividere i contendenti. Ne seguirà un grave scandalo che costringerà Lovito a rassegnare le proprie dimissioni.
(Sara Fabrizi)
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