Quando si entra al Caffè Greco, in via Condotti, ci si immerge in un’atmosfera d’altri tempi. Tavolini in marmo, divanetti coperti di velluto, una lieve musica in sottofondo. E naturalmente l’aroma di una tazzina di caffè fumante, da assaporare lentamente. Guardandosi intorno, si ha davvero l’impressione di trovarsi all’interno di un locale carico di storia. Le varie sale, dove ci si accomoda per consumare la colazione o uno spuntino, formano una sorta di galleria d’arte. Le pareti, infatti, sono coperte di quadri d’epoca. Negli angoli, ci sono opere e cimeli che raccontano la lunga vita di questo locale dal fascino intramontabile, frequentato nel corso dei secoli da decine di avventori famosi.
La sua storia, a quanto pare, comincia nel 1760. È questo l’anno a cui si risale sfogliando vecchi documenti ingialliti. Al tempo, qui in via Condotti, alloggia un certo Nicola di Madalena “caffetiere, levantino”. È lui a gestire il locale che inizialmente si chiama “Caffè del Greco”. Nicola, però, non ha molta fortuna. Gli affari gli vanno male. Cede l’attività che, passando di mano, arriva a un certo Salvioni. È lui a rilanciare il Caffè Greco, rinnovando gli arredi e facendo affrescare le pareti. Ma ciò che gli permette di raggiungere il successo è una trovata geniale.
Siamo nel 1806, Napoleone ha appena varato il Blocco Continentale, col quale si vieta alle navi che battono bandiera inglese di attraccare nei porti dei paesi sotto il dominio francese. Un provvedimento che colpisce l’economia, mandando alle stelle il prezzo dei beni “coloniali”, tra i quali c’è proprio il caffè. Mentre i suoi colleghi, per fare economia, preparano una specie di surrogato, bollendo ceci, fagioli e castagne, Salvioni usa il vero caffè. Ma decide di proporlo in tazze molto più piccole del normale, offrendole al doppio del prezzo. Di fatto, inventa la tazzina. La clientela apprezza, la fama del Caffè Greco comincia a diffondersi.
Ai suoi tavoli si sederanno artisti e intellettuali di fama, provenienti da tutta Europa: Goethe, Bizet, Canova, Joyce, Keats, Byron, Leopardi, Litz, soltanto per fare alcuni nomi. Qui nasceranno persino delle opere, come Le anime morte di Gogol.
(Sara Fabrizi)