Tra la via Latina e l’Appia Antica, si allargano i prati verdi della Caffarella. Ieri antica tenuta nobiliare, in mano alla potente famiglia dei Caffarelli. Oggi splendido parco pubblico, meta di lunghe passeggiate domenicali e pic nic di Pasquetta. Non tutti sanno, però, che l’abitudine di banchettare allegramente distesi su questi prati è molto antica. Possiamo farla risalire addirittura al Seicento.
È in quest’epoca che, nelle calde giornate del maggio romano, uomini e donne di ogni condizione vengono a cercare frescura nei dintorni del cosiddetto Ninfeo di Egeria. In quel tempo, si crede che questa sia la fonte sacra alla ninfa Egeria, amante e consigliera del mitico re Numa Pompilio. In verità, la struttura che si vede non è altro che una grotta artificiale, parte dell’antica villa del ricco Erode Attico, controverso personaggio vissuto nel I secolo d.C.
Al di là del mito, il Ninfeo è un luogo ameno, di grande piacevolezza. Per questo i romani lo eleggono a tappa obbligata dei giorni di festa. In molti portano con sé da mangiare e da bere. Scorrono fiumi di vino, mentre si gioca alla morra, si suona, si danza, ci si corteggia e si amoreggia. Un poemetto, scritto nel 1620 da Giovanni Bricci, racconta “lo spasso della Caffarella”.
Vista la folla che puntualmente invade la zona, non è strano che qualcuno pensi di ricavarci qualche quattrino. Così, a un certo punto di questa storia, proprio a ridosso del Ninfeo di Egeria sorge un’osteria campestre, con l’insegna circondata dalla mortella e salsicce appese in bella vista, a solleticare l’appetito. I prezzi sono più alti della media, dato che nei dintorni non c’è concorrenza. Oggi non ne rimane traccia, se non in alcune incisioni d’epoca.
(Sara Fabrizi)