Via dei Cessati Spiriti, quartiere Appio-San Giovanni. Al civico 22, brilla l’insegna di Armando e il conte, che dichiara: “Hostaria dal 1738”. Non molti locali nella Città Eterna possono vantare una simile longevità.
Questa, restaurata e rimessa a nuovo, è l’antica Osteria dei Cessati Spiriti. Un luogo di ristoro avvolto dal mistero, inquietante per certi versi. Bisogna tornare all’Ottocento per capirne il motivo. Al tempo, qui intorno è tutta campagna, immersa in un silenzio quasi spettrale. Soprattutto la notte, quando ci si ferma lungo il tragitto che porta a Roma. Chi arriva a bordo di un carro e fa sosta qui, al risveglio non trova più nulla. Il mezzo è scomparso, con tutti i cavalli. Chi potrà mai essere stato? L’interpretazione più diffusa tra gli ignari viandanti è che sia colpa di spiriti maligni.
Sono tutti così convinti che ci sia lo zampino del demonio, che, a un certo punto, si decide di tentare una sorta di esorcismo. Qualcuno appone sulla facciata dell’osteria un’edicola sacra, che raffigura la Madonna col bambinello. Da quel momento, i fenomeni inspiegabili si interrompono bruscamente. Per questo si parla di “cessati spiriti”. In realtà, però, i responsabili di quelle sparizioni erano soltanto dei briganti che infestavano la zona.
All’inizio del Novecento, la vecchia osteria ospita un inconsueto pranzo elettorale. Il nobile Adriano Bennicelli, meglio noto come il Conte Tacchia, ha deciso di candidarsi al Parlamento. Per questo, nel giugno del 1910, fa stampare dei manifesti che invitano tutti all’Osteria dei Cessati Spiriti, dove verranno distribuiti panini con la porchetta e vino dei Castelli. Spera, con questo comizio godereccio, di raggranellare qualche voto in più. Ma non riuscirà a farsi eleggere.
(Sara Fabrizi)