Il sole tramonta dietro la torretta del Valadier. Ed ecco che la zona intorno al Chioschetto di Ponte Milvio si anima. Decine di ragazzi arrivano al banco, ordinano una birra o un cocktail e poi si sistemano ai tavolini a chiacchierare. È un tipico sabato sera. Il locale preso d’assalto dai giovani che vengono da tutta Roma ha più storia di quel che si potrebbe immaginare.
Gli attuali gestori lo hanno aperto nel 1997. Ma dai documenti risulta che questo locale esiste almeno dalla fine dell’Ottocento. È il 1890, infatti, quando un certo Virgilio Memma di Levino avanza formale richiesta per aprire un piccolo punto di ristoro proprio qui, in una zona, al tempo, estremamente trafficata. Ponte Milvio, infatti, rappresenta un punto di snodo fondamentale poiché è la principale via d’accesso a Roma da nord. Qui c’era l’ufficio della Dogana. Viandanti e carrettieri dovevano mettersi in fila e pagare quanto dovuto, prima di poter accedere alla città. Poco più in là, lungo il corso del fiume, si aprivano grandi cave di sabbia. Vista il gran viavai, l’idea del sor Virgilio di avviare una fraschetteria non è affatto sbagliata.
Il piccolo esercizio commerciale prospera e sopravvive anche al passaggio del secolo. Il 17 dicembre 1937, il Tevere straripa. Un’ondata di piena invade l’ampio piazzale di Ponte Milvio, che si trasforma in un lago. I danni alle attività della zona sono ingenti. Nonostante questo, però, la baracchetta col suo tettuccio di legno resta in piedi. Durante il primo dopoguerra, la proprietà passa di mano. A Virgilio si sostituisce il signor Giovanni Martini che, nel 1992, venderà a Emma Pallotta, proprietaria dell’omonima trattoria sul piazzale. Saranno i suoi nipoti, David Bigoni e Fabrizio Testarmata, a trasformare l’antico locale in un tempio della movida capitolina.
(Sara Fabrizi)
La foto nella pagina di presentazione é dal profilo https://www.facebook.com/ilchioschettodipontemilvio/