È il 1929. Il giovane Luigi Petrucci, venuto a Roma dalla provincia, apre una piccola osteria lungo la Tuscolana, all’altezza dell’odierna via Calpurnio Fiamma. Vista la zona in cui si trova, allora ancora in aperta campagna, le dà un nome semplice quanto evocativo: La Campestre. Luigi non è un grande uomo d’affari. Ma la sua indole buona, quel sorriso affabile conquistano i suoi clienti, che cominciano a chiamarlo affettuosamente Giggetto. Un soprannome che l’oste accetta volentieri, trasformandolo poi nell’insegna del suo locale: Da Giggetto al Tuscolano.
Non c’è un menu stampato da consultare. I piatti disponibili vengono recitati a memoria dall’oste. In cucina c’è sua moglie, Antonina, cuoca eccellente. Gli ingredienti, sempre freschi, vengono acquistati al mercato di piazza Vittorio Emanuele II, dove Giggetto si reca ogni giorno, prendendo il tram. Il vino, come da prassi, viene dai Castelli. All’inizio della stagione, insieme ai suoi colleghi delle osterie vicine, Luigi sale a Frascati per visitare le cantine e scegliere – soltanto dopo averlo assaggiato di persona – il vino che offrirà ai suoi avventori.
A disposizione dei clienti ci sono due salette: la prima è per chi vuole soltanto bere un buon bicchiere in compagnia, conversando; l’altra, invece, è dedicata al servizio di ristorazione. Ci si può accomodare anche fuori, al riparo di una tettoia, di fronte allo spettacolo della campagna, attraversata dagli acquedotti antichi. Non ci si aspetterebbe mai che un luogo del genere sia legato a una delle pagine più oscure della storia del Quadraro. Il 10 aprile 1944, l’osteria accoglie una piccola folla di persone. Anche se siamo nel pieno dell’occupazione nazista di Roma, si respira un clima sereno, quasi di festa. Dalla porta, entrano tre ragazzi. Uno di loro ha la schiena curva. È Giuseppe Albano, il famoso Gobbo del Quarticciolo. Probabilmente, tre soldati seduti a uno dei tavoli del locale lo riconoscono. Sanno che è un partigiano, ricercato. Ma non fanno in tempo a reagire. Prima che possano anche soltanto impugnare la pistola, vengono freddati sul posto.
Una settimana dopo, il Quadraro viene rastrellato. Tutti gli uomini abili vengono portati via, strappati alle loro famiglie. È una punizione contro il quartiere che dà rifugio ai partigiani. Le autorità tedesche diranno che è stata una rappresaglia scatenata dall’uccisione di quei soldati all’osteria.
(Sara Fabrizi)