Nel 1796, tra i tanti luoghi di ristoro censiti dallo Stato Pontificio, ce n’è uno davvero singolare. È l’Hostaria del Colombario, in via Appia Antica 87, a poche centinaia di metri dalla piccola chiesa del Domine Quo Vadis.
Non è tanto il menù ad attirare l’attenzione. Come in ogni trattoria che si rispetti, qui si ordina qualche piatto della tradizione romana, annaffiato da buon vino dei Castelli. È l’ambientazione a lasciare sbalorditi. Nelle pareti del locale si scorgono grandi nicchie che un tempo hanno ospitato urne piene di ceneri. Sono i loculi di un’antica tomba romana. Per l’esattezza, siamo all’interno del Colombario dei liberti di Augusto, il luogo in cui venivano sepolti i servitori del primo imperatore, ex schiavi che erano riusciti ad affrancarsi dalla propria condizione.
Il ritrovamento di questo grande monumento sepolcrale risale al 1726. Tempo di fare qualche rilievo ed ecco che la grande sala viene occupata da tavoli, sedie e grosse botti di vino, da servire ai vocianti commensali. “Nella tomba, invece delle urne con le ceneri, sono sepolti fiaschi, bottiglioni, bicchieri” racconta lo scrittore tedesco Hans Barth nel suo celebre libro Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Venezia a Capri, pubblicato nel 1910.
Quando Barth scrive quel volume, sono passati già due secoli. Siamo all’inizio del Novecento e l’osteria è ancora qui, quasi identica a come l’aveva rappresentata il celebre incisore Giovanni Battista Piranesi in alcune sue opere al tempo della scoperta. Nel 1982, dopo un periodo d’abbandono, l’attività viene rilanciata sotto altro nome. Il signor Massimo Magnanini apre l’Hostaria Antica Roma, che qualche decennio dopo, si trasferirà nei dintorni del Mausoleo di Cecilia Metella. Sul Colombario, rimasto vuoto, torna a gravare un silenzio tombale.
(Sara Fabrizi)
Foto dal sito https://www.sotterraneidiroma.it/