Su via Trionfale, incastonato tra i palazzi della città moderna, c’è un edificio che appare completamente fuori contesto. È un casale del Quattrocento, forse un antico casino di caccia della nobile famiglia Strozzi. In effetti, sulla facciata si riconosce ancora il loro stemma. Altri dicono che sia appartenuto addirittura a Lucrezia Borgia, la bella e chiacchierata figlia di papa Alessandro VI. Ciò che è certo è che, nell’Ottocento, questa palazzina viene usata come stazione di posta. La chiamano Antico Falcone. Qui i viandanti stanchi possono fermarsi a riposare, prima di riprendere il cammino. Lungo la Trionfale, infatti, passa il tracciato della via Francigena, percorso da tanti pellegrini.
Quest’antico locale compare di sfuggita anche in un sonetto del Belli, scritto nel 1834. Si intitola La carità ccristiana. Protagonista dei versi è il sottocuoco del Falcone, che si ritrova inaspettatamente a vincere un’ingente somma di denaro con un terno a lotto. A quanto pare, i numeri da giocare glieli ha suggeriti uno stregone. Quando la notizia arriva alle autorità pontificie, il pover’uomo rischia la prigione. “È arrivato a l’orecchie der Governo/quarmente er zotto-coco der Farcone,/ che pprima ha vvinto un ambo e ddoppo un terno,/j’abbi dato li nummeri un stregone”. Per sua fortuna, la “carità cristiana” fa sì che lo grazino e gli confischino soltanto la sua vincita.
Oggi, l’Antico Falcone esiste ancora. La clientela è molto cambiata nel corso di due secoli. Al posto dei pellegrini ci sono avvocati, gente di spettacolo oppure operatori del vicino Mercato dei Fiori. Gli interni, però, anche se ristrutturati, sono rimasti gli stessi di un tempo. Anche perché l’Antico Falcone ricade sotto la tutela delle Belle Arti dal 1935, quando è stato dichiarato “Monumento nazionale”.
(Sara Fabrizi)