In una celebre scena del film Bellissima di Luchino Visconti, la popolana Maddalena (interpretata da Anna Magnani) corre incontro all’amico Spartaco (Gastone Renzelli) per annunciargli che sua figlia è stata presa a un provino a Cinecittà. Alle loro spalle si intravede l’insegna di un locale, dove Spartaco ha appena pranzato. È Al Biondo Tevere, celebre ristorante sulla via Ostiense, a due passi dalla basilica di San Paolo fuori le mura. La sua fama, oltre che alla cucina verace, si deve alla spettacolare vista che si gode dalla terrazza, affacciata direttamente sul fiume di Roma.
Aperto nel 1914, il ristorante è da sempre a gestione familiare. Dagli anni Cinquanta in poi, ad accogliere i clienti sulla soglia del locale c’è il signor Vincenzo Panzironi. In cucina, a destreggiarsi dietro i fornelli, sua moglie, Giuseppina Sardegna. Lavorano con lena, fianco a fianco, servendo clienti di ogni tipo. All’inizio, sono principalmente operai. In zona, infatti, ci sono diverse piccole fabbriche, una conceria, una vetreria. Poi cominciano ad arrivare scrittori, registri, intellettuali, artisti in cerca di ispirazione e suggestioni. Venendo a pranzo qui, in quell’epoca, si potrebbero incontrare spesso Elsa Morante, Alberto Moravia oppure Pier Paolo Pasolini.
Nel locale, c’è una sedia con uno fiocco annodato alla gamba. “Questa è la sedia de Pasolini” raccontava Giuseppina, scomparsa a maggio del 2019. La cuoca del Biondo poteva dire di essere stata l’ultima ad aver visto il poeta vivo. La sera del primo novembre 1975, infatti, Pasolini si ferma qui al ristorante. È tardi, sono le undici passate. Pasolini ha già cenato a San Lorenzo, da Pommidoro. Non vuole mangiare, ma intende offrire qualcosa al ragazzino che è con lui: Giuseppe “Pino” Pelosi. Poco dopo, ripartiranno insieme, nel buio della notte, in direzione di Ostia. Verso una fine oscura, una morte violenta, su cui aleggia ancora oggi l’ombra del mistero.
(Sara Fabrizi)