Ci sono 100.000 persone dietro il recinto di legno posto lungo il limitare di piazza d’Armi a Prati, il 24 maggio 1908. Attendono trepidanti che Léon Delagrange esca dall’hangar a bordo del suo aereo, pronto per il decollo. Hanno tutti visto i manifestini incollati sui cantoni delle strade che annunciano da giorni: “Delagrange volerà” e sono accorsi. È una giornata ventosa, un po’ troppo per il velivolo di legno e tela che l’aviatore ha portato con sé dalla Francia. Il suo “volo”, contrastato dalle correnti d’aria, si riduce a qualche patetico sobbalzo. “Volava Delagrange senza boria/più arto de ‘na pianta de cicoria” commenta sulle note della sua chitarra il sor Capanna. Tre giorni dopo, però, il francese potrà rifarsi, effettuando cinque giri della piazza a circa due metri dal suolo.
Léon Delagrange tenta di alzarsi in volo nel cielo di Prati: è un fiasco
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