Anche le storie leggendarie finiscono, a volta. All’angolo di via dei Soldati, a due passi da piazza Venezia, sopravvive – almeno nella struttura – un frammento della Roma medievale. Qui sorge un bel palazzetto costruito nel Quattrocento, sede della rinomata Hostaria dell’Orso. Una tradizione leggendaria sostiene che il sommo poeta, Dante Alighieri, giunto nell’Urbe da pellegrino per partecipare al grande Giubileo del 1300, avrebbe soggiornato in questa locanda. Una storia affascinante, ma priva di fondamento. L’osteria, infatti, nasce in epoca successiva.
L’attestazione più antica risale al censimento del 1517. Nel documento viene definita “la casa di Marco Piccione se fa l’osteria dell’Orso”. Quale sia l’origine precisa del nome è incerto. C’è chi dice che derivi da un certo Baccio dell’Orso, uno dei primi gestori dell’antica locanda. Altri affermano, invece, che l’ispirazione sia venuta da un bassorilievo marmoreo, murato sulla parete del vecchio edificio. Peccato, però, che quello raffigurato non sia un orso ma un leone. È possibile che qualcuno abbia scambiato i due animali. Ma qui entriamo davvero nel campo delle ipotesi non verificabili.
Dante, di certo, non ha dormito in queste stanze. Ma l’Hostaria dell’Orso può comunque vantare una clientela di tutto rispetto. Nel 1534, vi alloggia per alcuni giorni François Rabelais, celebre autore di Gargantua e Pantagruel, in viaggio a Roma al seguito del vescovo di Parigi. La sua permanenza, però, è piuttosto breve. Lo scrittore, infatti, deve trovarsi un’altra sistemazione a causa delle cimici che, a detta sua, infestano la stanza che gli hanno preparato. Cinquant’anni dopo, nel 1580, anche il filosofo Michel de Montaigne trova ospitalità qui in via Soldati.
Il Seicento è l’epoca della decadenza, L’osteria viene declassata a stazione di posta. Successivamente, tornerà in auge, trasformandosi – a partire dagli anni Cinquanta del Novecento – in un locale alla moda. A febbraio del 2022 la chiusura, che almeno per ora, viene annunciata come definitiva.
(Sara Fabrizi)