San Lorenzo è considerato da sempre un quartiere rosso, antifascista fino al midollo. È una caratteristica, in un certo senso, inscritta nel suo dna, che si lega a luoghi, eventi e personaggi che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva. Scopriamone insieme alcuni con questo itinerario.
Scalo San Lorenzo
Il primo episodio da ricordare si lega alla data del 9 novembre 1921, quando un treno carico di camicie nere ferma all’altezza del deposito ferroviario, vicino allo Scalo. Sono venuti a Roma per partecipare al Congresso dei fasci italiani di combattimento.
Dai capannoni, dove i ferrovieri stanno lavorando, partono dei fischi di locomotiva. I fascisti credono si tratti di una provocazione nei loro confronti. Così cominciano a sparare sui magazzini. Segue un violento scontro, nel corso del quale muore un macchinista, Guglielmo Farnetti. Poco dopo, un altro treno ferma a Portonaccio e i fascisti vengono inquadrati per attraversare il quartiere. I popolani di San Lorenzo non possono permetterglielo. All’altezza di piazzale Tiburtino si scatena una vera e propria battaglia.
Tomba di Enrico Toti
A San Lorenzo i fascisti non possono entrare. L’odio viscerale nei confronti delle camice nere si manifesta anche il 24 maggio del 1922, pochi mesi prima della Marcia su Roma. Per le strade del quartiere passa un corteo diretto al cimitero del Verano. Trasporta la salma di Enrico Toti, bersagliere eroe che ha combattuto sul fronte della prima guerra mondiale nonostante la sua invalidità. Dietro la bara sfilano anche i fascisti. Quando i sanlorenzini li vedono, cercano di scacciarli. È subito battaglia, con lanci di sassi e spari dalle finestre. Dovranno intervenire le forze dell’ordine per fermare lo scontro.
Piazzale Tiburtino
Il 28 ottobre 1922, migliaia di camice nere si dirigono verso la Capitale. È la Marcia su Roma. Due giorni dopo, Benito Mussolini arriva in città per conferire con il re, Vittorio Emanuele III. I fascisti sfilano per le vie. Il gerarca Giuseppe Bottai decide che i suoi dovranno passare per San Lorenzo, “covo degli elementi rivoluzionari della Capitale”. Passano per Porta Tiburtina, senza che vi siano reazioni violente. Ma quando giungono sul piazzale Tiburtino, vengono accolti dagli spari. Il quartiere compatto reagisce, difendendosi con fierezza.
Palazzo in via dei Sabelli
Il 19 luglio 1943, San Lorenzo viene investito dal primo bombardamento della Capitale. Il quartiere popolare viene straziato dalle esplosioni. Sul muro di un palazzo diroccato all’angolo tra via dei Sabelli e via degli Ausoni compare un’enorme scritta: “Eredità del fascismo”. I sanlorenzini sanno bene a chi imputare la colpa di quella tragedia cioè al regime che ha trascinato il Paese in guerra. Oggi la scritta non c’è più, sostituita da una grande opera di street art.
Via degli Equi 70, casa di Lello Perugia
L’antifascismo di San Lorenzo è incarnato anche da alcuni personaggi che si battono in prima linea per la libertà e la democrazia. Uno di loro è Lello Perugia, partigiano di origini ebraiche, residente in via degli Equi 70. Insieme al fratello Angelo, Lello combatte nella difesa di Roma a Porta San Paolo, nel settembre 1943. Sfuggito al rastrellamento degli ebrei della Capitale, aderirà alla banda Liberty, formazione internazionale che opera in Abruzzo, nell’area di Carsoli. Verrà catturato e deportato, ma riuscirà a sopravvivere.
Targa per Manlio Gelsomini
In piazza dell’Immacolata, al tempo dell’occupazione nazista, c’è l’ambulatorio del dottor Manlio Gelsomini. Un giovane medico che volta le spalla al fascismo e abbraccia la causa della Resistenza. Dopo l’8 settembre 1943, entra nel Fronte militare clandestino. Diventa il comandante Ruggero Fiamma, a capo dei nuclei di resistenza armata che si muovono nel viterbese. Vittima di una trappola, viene arrestato il 3 gennaio 1944. Morirà alle Fosse Ardeatine.
Targa per Nicola Stame
Via dei Volsci 101. Questa è la casa di Nicola Ugo Stame, celebre cantante lirico, antifascista fin dalla giovinezza. Già nel 1939 ha trascorso alcuni mesi in carcere. Lo hanno arrestato al teatro dell’Opera, durante le prove di uno spettacolo, perché si era rifiutato di presentare la tessera del partito. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, collabora attivamente con la Resistenza. Lo arrestano il 24 gennaio 1944, in seguito a una spiata. Torture e sevizie non lo piegano. La morte arriva con un colpo di pistola alla nuca nella cava di via Ardeatina.
(Sara Fabrizi)