Il ponte che collega Campo de’ Fiori a Trastevere, costruito nella seconda metà del Quattrocento per volere di Sisto IV, è noto ai più per il cosiddetto “occhialone”, il foro posto sul pilone centrale che avvertiva la cittadinanza del rischio di una piena. Richiamo per romani, turisti, artisti di strada e punto nevralgico della vita notturna, Ponte Sisto è teatro di una delle leggende più inquietanti di Roma. Protagonista di questa storia è Olimpia Maidalchini, detta la Pimpaccia, donna forte, intelligente, furba, cocciuta e avida. Tale era la sua influenza in Vaticano che pare fosse obbligatorio passare da lei prima di poter avvicinare il papa, suo cognato Innocenzo X. Fu accusata, tra l’altro, di essere la “protettrice” delle prostitute di Roma, che in cambio della licenza per esercitare la professione facevano la spia a Donna Olimpia sui loro clienti più illustri.
Il suo potere si esaurì il 7 gennaio 1655, giorno della morte di Innocenzo X. Senza più protezione e invisa tanto alla curia quanto al popolo, si dice che mentre il cognato era ancora moribondo, Olimpia si appropriò delle due casse d’oro sotto il letto papale fuggendo col bottino su un cocchio trainato da quattro cavalli neri.
La Pimpaccia continua però ancora oggi a perseguitare i romani. Ogni 7 gennaio, nelle notti di luna piena, il fantasma di Donna Olimpia appare a bordo della sua carrozza carica d’oro guidata da diavoli e trainata da quattro cavalli indemoniati. Passato ponte Sisto, scompare nel Tevere per venir poi ripescata dai demoni e riportata all’inferno.
(Gianluigi Spinaci)