Concepito per ospitare l’Esposizione Universale del 1942, l’Eur ha la fisionomia di un quartiere moderno. Nonostante l’apparenza, però, questo territorio ha una storia più antica da raccontare.. Scopriamola insieme con questo itinerario in quattro tappe attraverso il Medioevo del quartiere.
Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
Oltre i grandi palazzi di stampo razionalista che costituiscono il cuore del quartiere, si trova l’Abbazia delle Tre Fontane. Sorge nel luogo in cui, secondo la leggenda, venne martirizzato San Paolo. Il primo nucleo di questo vasto complesso è rappresentato dalla chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, costruita nel 625. Qui, nel Medioevo, risiede una piccola comunità di monaci greci, custodi della reliquia della testa di Sant’Anastasio.
È il 780, quando quelle venerate spoglie rischiano di andare perdute per sempre. Una notte, infatti, scoppia un terribile incendio. In breve, le fiamme circondano l’edificio. Sopraggiungono i soccorsi. Tra coloro che portano acqua nel tentativo di soffocare il fuoco c’è persino il papa, Adriano I. La teca con le reliquie viene messa in salvo. La chiesa, però, va completamente distrutta e dovrà essere riedificata dalle fondamenta.
Tor Chiesaccia e la Valle dei Templari
Ci spostiamo in zona Fonte Laurentina. Qui, in via Giovanni Rampariello, al civico 30, si apre l’accesso a un piccolo parco verde. Un sentiero polveroso consente di avvicinarsi ai ruderi di una torre medievale. È tutto quel che rimane di Tor Chiesaccia, un baluardo posto a difesa della campagna romana, costruito in cima a una collinetta.
L’area tutta intorno è chiamata anche “Valle dei Templari”. La zona, infatti, è parte integrante della grande tenuta di Tor Pagnotta che, nel 1259, viene acquistata dal ricco ordine cavalleresco. Lo scopo? Rendere più omogenei – e quindi produttivi – i propri possedimenti, e allo stesso tempo garantirsi il controllo su un presidio strategico. La proprietà viene anche citata negli atti del processo che porterà alla condanna dell’ordine.
Tor de’ Cenci
Come tante altre zone periferiche di Roma, Tor de’ Cenci prende il suo nome da una torre medievale, oggi scomparsa (i resti visibili, nella foto da https://sovraintendenzaroma.it). Qui, nel Medioevo, si estende una tenuta dei Cenci. Una famiglia che, qualche secolo dopo, sarà al centro di una cruda e scandalosa vicenda: l’omicidio del conte Francesco Cenci, nobile prepotente, vizioso e violento, ordito dai suoi stessi familiari. Tra coloro che vengono condannati a morte per il delitto c’è anche la giovane figlia, la bella e sventurata Beatrice Cenci.
Leggenda vuole che il destino dei Cenci sia segnato da un’antica maledizione, piovuta addosso alla famiglia a causa di un antenato. Si tratterebbe di un certo Stefano Cenci, vissuto nell’XI secolo. O forse del figlio, Cencio. A causa della sua prepotenza, dei continui furti e taglieggiamenti, egli viene privato dei suoi beni dal pontefice. Forse, a quel punto, si ritira a vivere qui, nella tenuta di campagna della famiglia. Un luogo isolato dove, invece che riflettere sulle proprie malefatte, medita vendetta.
Il suo piano scatta la notte del 24 dicembre 1075, mentre il Papa sta celebrando la messa di Natale nella basilica di Santa Maria Maggiore. Uomini in armi violano questo sacro luogo e rapiscono il pontefice. Saranno i fedeli a liberarlo. Sull’antenato dei Cenci, scomunicato, cade l’anatema che condannerà i suoi discendenti. O almeno, così dice la leggenda.
Castello della Cecchignola
Il nostro percorso finisce in vicolo della Cecchignoletta 14. Basta varcare il cancello per sentirsi davvero immersi nelle atmosfere del Medioevo. Siamo arrivati al Castello della Cecchignola. Un maniero le cui poderose mura hanno ospitato diversi pontefici e molte nobili famiglie di Roma.
Delle sue origini non si sa molto. Il primo documento che parli di questa fortezza è una bolla pontificia del 1217. I proprietari, al tempo, sono i monaci di Sant’Alessio all’Aventino. Nel testo è citata la torre principale del complesso indicata come “Torre di Cicomoli”. Attraverso vari passaggi e corruzioni linguistiche, Cicomoli diventerà Cecchignola.
(Sara Fabrizi)