Oggi vi portiamo alla scoperta dell’archeologia industriale di Roma, attraverso un itinerario che si snoda tra tre grandi quartieri: Marconi, Testaccio e Ostiense.
Il Gazometro
Tremila tonnellate d’acciaio per oltre novanta metri d’altezza. Sono questi i numeri (sbalorditivi) del grande Gazometro, costruito tra il 1935 e il 1937 sulla riva ostiense. Lo skyline di Roma sud non sarebbe la stessa cosa senza di lui. Questa gigantesca struttura è parte integrante degli impianti di produzione delle Officine di San Paolo, in cui si distillava il carbon fossile per ricavarne il gas destinato all’illuminazione. Danneggiati nel corso del bombardamento alleato del 7 marzo 1944, gli impianti verranno dismessi soltanto a partire dagli anni Sessanta.
Ex Mira Lanza
Una ciminiera spenta svetta contro il cielo, tra i ruderi di un edificio devastato dall’incuria e da ripetuti incendi. In via Tirone si osserva quel che rimane dell’ex Mira Lanza, la fabbrica di saponi che tanti ricordano per gli spot pubblicitari accattivanti e le raccolte a punti. Da qui uscivano i flaconi di detersivo che il piccolo Calimero, nel 1963, reclamizzava in tv al grido di “Ava come Lava!”. Oggi, chi ha il coraggio di avventurarsi in quelle sale, può ammirare le opere realizzate nel 2016 dallo street artist Seth.
Ex Mulini Biondi
Un tempo, qui si faceva la farina. In via Antonio Pacinotti, proprio accanto all’imbocco del celebre Ponte di ferro, si erge un gigantesco edificio che ai giorni nostri ospita decine di appartamenti. Questi sono gli ex Mulini Biondi, un vasto complesso produttivo nato nel 1905, quando la Società italiana molini e panifici Antonio Biondi, con sede a Firenze, sbarca nella Capitale e acquisisce un vecchio impianto, il mulino Stadlin, attivo da fine Ottocento.
Ex Mattatoio
Molte delle vecchie strutture industriali della Città Eterna hanno trovato una nuova vita. È il caso dell’ex Mattatoio di Testaccio, i cui padiglioni ospitano la seconda sede del Macro, il Museo di Arte contemporanea di Roma. A progettarlo, nel 1888, è l’architetto Gioacchino Ersoch, che si attiene a principi di funzionalità e igiene nel disegnare i vari ambienti destinati alla macellazione del bestiame e al commercio della carne.
Centrale Montemartini
Il primo impianto pubblico di produzione di elettricità a Roma viene inaugurato nel 1912. È la centrale Montemartini, sorta sulla via Ostiense, a due passi dal Tevere, le cui acque consentono di tenere in funzione i macchinari. Al suo interno sono presenti ancora oggi le grandi caldaie a vapore e i motori alimentati a diesel con i quali si produceva l’energia. Queste “anticaglie” tecnologiche fanno da sfondo a una serie di sculture e reperti archeologici di grande fascino. La vecchia centrale, infatti, dopo un attento restauro è stata riconvertita a sede museale.
Ponte di Ferro
Il Ponte di Ferro è il simbolo della Roma industriale per eccellenza. Figlio di un’epoca che si affaccia timidamente alla modernità, il ponte viene costruito tra il 1862 e il 1863 per consentire il transito dei treni in viaggio lungo la nuova linea ferroviaria Roma-Civitavecchia. Il giorno dell’inaugurazione, il 22 ottobre 1863, il papa in persona, Pio IX, presenzia alla cerimonia. All’inizio del Novecento, con la nascita della nuova stazione di Trastevere, il traffico ferroviario verrà deviato. Il ponte rimane in piedi, dedicato al trasporto su gomma.
Saccheria Sonnino
“Saccheria Sonnino” recita una vecchia insegna sulla facciata del palazzo in via del Porto Fluviale 45. È il 1930 quando la famiglia Sonnino si trasferisce a Ostiense. Il loro magazzino diventa ben presto un punto di riferimento per la produzione di sacchi di iuta e tessuti in lana. Una tradizione che va avanti e si rinnova, nonostante le mille difficoltà, la persecuzione (i Sonnino sono ebrei), la guerra e le bombe. Il primo settembre 2021, gli eredi danno l’annuncio della definitiva chiusura.