Quando si parla dell’Esquilino la prima immagine che viene in mente è quella di piazza Vittorio, con il suo bel parco, i portici ombrosi e i maestosi palazzi umbertini. Tutte strutture nate dopo il 1870 e la proclamazione di Roma Capitale. Ma l’Esquilino ha un passato fatto di giardini fioriti e splendide ville. Alcune di esse sono completamente scomparse, altre sopravvivono, nascoste nel tessuto urbano del quartiere. Scopriamo insieme queste grandi dimore nobiliari con un piccolo tour in 5 tappe che comincia proprio da Piazza Vittorio.
Piazza Vittorio e Villa Palombara
Nel Seicento, al posto del giardino di piazza Vittorio si estende il parco di Villa Palombara, fatta costruire dalla nobile famiglia Savelli su un terreno acquistato nel 1620. Al centro della proprietà sorge un bel casino, luogo di delizie e ristoro. La splendida dimora gentilizia viene espropriata dal Regno d’Italia e poi distrutta tra il 1882 e il 1887. Tutto quel che ne rimane è la misteriosa Porta Magica, un accesso che dovrebbe dischiudere i segreti dell’alchimia a chi riuscirà a interpretarne il significato.
Piazza dei Cinquecento e Villa Montalto-Peretti
La stazione Termini ha cancellato una delle più belle residenze nobiliari dell’Esquilino: Villa Montalto-Peretti. La sua storia comincia nel 1576, quando il cardinale Felice Peretti comincia a mettere insieme una vasta serie di vigne. Vuole costruirsi una dimora dedicata al soggiorno estivo. I lavori vengono affidati dall’architetto Domenico Fontana. Quando il Papa, Gregorio XIII, scopre i suoi progetti, decide di privarlo della pensione riservata ai cardinali indigenti. “Cardinali poveri non costruiscono palazzi” dice. L’alto prelato però, prosegue nella sua opera. Quando sarà lui stesso a salire al soglio pontificio, col nome di Sisto V, potrà garantirsi anche una fornitura di acqua per i suoi giardini, grazie alla costruzione dell’Acquedotto Felice. Alla morte del proprietario e ideatore, Villa Montalto-Peretti passa di mano in mano, fino a essere acquisita dai nobili marchesi Massimo. In seguito viene smembrata e demolita per fare spazio alla città moderna, in particolare alla stazione centrale.
Viale Manzoni 47, Villa Altieri
In viale Manzoni 47, del tutto fuori contesto tra i palazzoni che si ergono sulla via, c’è un portale bugnato dall’aspetto antico. Varcandolo, si entra nel cortile del liceo scientifico Isacco Newton. Ma questo è l’accesso originario di Villa Altieri. Il palazzo, costruito nel 1660 come residenza di villeggiatura per il cardinale Paluzzo Paluzzi Albertoni Altieri, ha resistito al tempo e può essere ammirato ancora oggi in tutta la sua bellezza. È uno splendido casino di delizie, contraddistinto da una grande scala a due rampe, che abbracciano una fontana. È scomparso, invece, il grande giardino, celebre nella Roma del tempo per il labirinto circolare disegnato al suo interno da una lunga fila di siepi di bosso.
Via Emanuele Filiberto 104, Villa Astalli
Sopravvive anche la palazzina di Villa Astalli, visibile in via Emanuele Filiberto 104. Al giorno d’oggi, è di proprietà delle Figlie di Nostra Signora del Calvario, una congregazione di suore che ha aperto all’interno della struttura seicentesca una scuola paritaria. Le decorazioni in stucco e i busti collocati dentro grandi ovali, presenti sulla facciata, sono originali. All’interno di conservano anche alcuni fregi d’epoca. Le vigne e i giardini che circondavano il casino nobile sono andati perduti, fagocitati dal cemento.
Via Matteo Boiardo 16, Villa Giustiniani Massimo
Tra gli edifici superstiti che ci raccontano dell’Esquilino che fu c’è anche Villa Giustiniani Massimo, in via Matteo Boiardo 16. La sua realizzazione, all’inizio del Seicento, si deve al marchese Vincenzo Giustiniani, banchiere e appassionato collezionista. Il suo amore e il gusto per il bello lo inducono a decorare questa dimora di campagna con una vera collezione di sculture antiche e moderne. La spettacolare decorazione del casino, però, viene realizzata soltanto nell’Ottocento, per volontà del marchese Carlo Massimo. Entrare qui dentro è come tuffarsi dentro un volume di letteratura italiana. Sulle pareti, infatti, vengono realizzati affreschi ispirati alle maggiori opere del passato, dalla Divina Commedia di Dante all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
(Sara Fabrizi)