In viale Isacco Newton si apre il cimitero della Parrocchietta. A segnalarne la presenza agli sguardi più attenti, le cime appuntite di alcuni cipressi. In questo luogo quasi dimenticato giace la memoria di una piccola comunità, che ha continuato a seppellire qui i propri cari fino al 1991.
Le persone care vengono ricordate attraverso le brevi epigrafi incise sulle lapidi, ognuna delle quali racconta la storia di uomini e donne vissuti nella campagna, dei caduti di guerra, tutti vissuti oltre un secolo fa. Riposano tutti insieme in questo cimitero, le cui origini rimandano al tragico evento dell’epidemia di colera del 1854. La malattia si diffuse dall’India, dalle sponde del Gange, propagandosi fino all’Europa. A Roma i primi segni preoccupanti si ritrovano nell’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, ma la conoscenza della medicina risulta ancora scarsa. Il focolaio si espande rapidamente fino a diffondersi per le vie del rione Borgo e con esso l’orrore del ricordo del 1837, quando la stessa malattia aveva già flagellato la città.
Dopo un periodo in cui il colera sembra essere scomparso, nel mese di ottobre riprende ma spargendosi solo nelle campagne, tra i contadini. La tragedia del colera, e successivamente i caduti della Grande Guerra, verranno sepolti nell’odierno cimitero della Parrocchietta.
Un racconto dettagliato di questo luogo, e altri cento, è presente nel volume Monteverde Gianicolo. I 100 (+1) luoghi della storia, a cura di Sara Fabrizi, edito da Typimedia editore, 2022.