“A me risulta difficile concepire un’appartenenza diversa dal mio quartiere. Forse però ci sono cose che trascendono la geografia e parlano ad altre cose, che manco sappiamo di avere”
Zerocalcare (nome d’arte del romanissimo fumettista Michele Rech) è un amico. Lo è anche se non lo abbiamo mai visto di persona, neppure alle fiere del fumetto, alla presentazione dei libri o in tv. Lo è anche se l’unica percezione che abbiamo del suo viso è quella disegnata su carta.
E non potrebbe essere diversamente perché ciò che racconta ci coinvolge sempre intimamente al punto che non possiamo fare a meno di riconoscerci nei suoi spassosissimi (ma anche amari) ballon raccolti nei fumetti che portano la sua firma e che fanno bella mostra di sé nella nostra libreria.
Anche i più insospettabili finiscono per apprezzarlo, non fosse altro perché somiglia maledettamente a qualcuno che conosciamo realmente. E che cammina sulle stesse strade che percorriamo anche noi.
Zerocalcare è un caso editoriale unico: è considerato l’autore che ha saputo risollevare le sorti del fumetto italiano dopo lunghi anni di stanca, riprendendo (a suo modo) l’eredità di Tiziano Sclavi e di Dylan Dog. Ed è forse il più esatto cantore dell’Urbe contemporanea.
Eppure, la Roma che descrive Michele Rech è quasi esclusivamente quella del quadrante est.
Rebibbia (a lungo esclusa dalle guide della Capitale) ha acquisito i caratteri di un luogo iconico ed è diventata tappa di molti itinerari alternativi alla scoperta della Città eterna (scopri il libro di Typimedia editore “La storia di Rebibbia – San Basilio. Dalla preistoria ai giorni nostri“)
Quando leggiamo i fumetti di Zerocalcare, poi, Rebibbia è una cosa viva e insinuante: ne sentiamo gli odori (più o meno pungenti) e ne riconosciamo (riconoscendoci a nostra volta) la varia umanità che la popola.
Per questo, partiamo per un viaggio nella Roma fantastica, esageratamente reale, multiforme e sognatrice di Zerocalcare da “La profezia dell’armadillo” fino a “Strappare lungo i bordi”, la serie Netflix che ha conquistato tutti, romani e non.
Come guide d’eccezione, avremo spiriti guida talvolta improbabili come l’Armadillo, il Dragone de “I cavalieri dello zodiaco” o Dart Vader e ci ritroveremo a battere inaspettamente le mani al ritmo della colonna sonora della nostra adolescenza.
I luoghi simbolo di Zero Calcare a Roma:
- Rebibbia
- Il murales del Mammut
- Il centro culturale curdo Ararat in “Kobane calling”
- Il Bioparco e i ricordi d’infanzia in “Dimentica il mio nome”
- La casa di Secco tra la Casilina e la Prenestina nella serie tv Netflix “Strappare lungo i bordi”
- La casa di Alice a San Lorenzo nella serie tv Netflix “Strappare lungo i bordi”
REBIBBIA
“(A Rebibbia) Io mi sento protetto. Conosco ogni strada. Ogni scritta che compare sul muro. Ci potrei girare bendato, come quando di notte vai al bagno senza accendere la luce perché tanto conosci ogni spigolo. Perché è casa tua… Dopo 72 ore lontano da qui mi riempio di macchie rosse(“Ricorda il mio nome”).”
Molto di più che un luogo fisico, Rebibbia è per Zerocalcare quasi uno stato dell’animo o un’estensione del proprio corpo e del proprio sentire. Un modo d’essere, forse, che prende le tinte calde di un tramonto variopinto tra campetti, strade, la stazione delle Metropolitana della linea B, i kebabbari, l’immenso carcere e i palazzi che svettano in un caos metropolitano dagli accenti primordiali. E da cui può nascere ogni cosa.
IL MURALES DEL MAMMUT
Un altro dei punti fermi della Roma di Zerocalcare è sicuramente il murale del mammut disegnato dall’artista su uno dei muri della fermata della metropolitana Rebibbia. Questo animale era un “cittadino” romano di 600 000 anni fa e per Michele Rech è quasi il nume tutelare di Rebibbia, un animale gigantesco e quasi mitologico che ricorre in quasi tutti i libri del noto fumettista; un modo per gridare al mondo che Rebibbia è ben altro oltre il carcere che qui si trova e che è una realtà molto più complessa e bella di quella che si potrebbe pensare a una prima esitante occhiata. L’origine di questo disegno si deve al ritrovamento, nella zona di Casal de’ Pazzi, di alcuni reperti paleontologici tra cui le zanne dell’Elefante antico tanto amato da Zerocalcare…
IL CENTRO CULTURALE CURDO DI ROMA -ARARAT IN “KOBANE CALLING”
“Quando entri al centro culturale curdo di Roma, è tipo attraversare uno stargate. Stai in un’altra dimensione. Cioè stai in Kurdistan“.
Così descrive Zerocalcare questo luogo che si trova in Largo Dino Frisullo, a due passi dalla Città dell’Altra economia, in un’area che esula dagli itinerari più scontati dell’autore de “La profezia dell’Armadillo”. Michele Rech ne parla sulle pagine di “Kobane calling – Facce, parole e scarabocchi da Rebibbia al confine Siriano” in cui Calcare si addentra nel mondo della resistenza curda prima di intraprendere un viaggio al confine tra la Turchia e la Siria verso il Rojava nei pressi della città assediata di Kobane.
IL BIOPARCO E I RICORDI D’INFANZIA IN “DIMENTICA IL MIO NOME”
“Non mi ricordo che anno era. Forse l’ottantott’otto, o l’ottantanove, boh. Di sicuro era un lunedì. Di sicuro era ogni lunedì… Che poi se c’era un posto al mondo in cui io stavo bene, era quello“. Si tratta del Bioparco, a Villa Borghese. Qui, in “Dimentica il mio nome” Zerocalcare descrive la felice tappa obbligata d’inizio settimana insieme a sua nonna Huguette: è l’incipit che dà il via a tutta la storia, intima, complessa e toccante, e che si snoda in oltre 200 pagine, tra umorismo, allegria, ma anche entro “grovigli brutti di nostalgia. E di rimpianti. e di rimorsi”.
LA CASA DI SECCO TRA LA PRENESTINA E LA CASILINA NELLA SERIE TV “STRAPPARE LUNGO I BORDI”
Secco per gli amanti di Zerocalcare è un compagno di viaggio imprescindibile. Compare sempre e assomiglia tremendamente a quel compagno di liceo a cui dobbiamo alcune delle nostre giornate di scuola più insensate, ma – dopo tutto – anche più divertenti. Non si può partire alla ricerca dell’anima romana di Zerocalcare senza fermarsi ad annusare l’aria del quartiere del suo amico più iconico che – sorpresa! – non vive a Rebibbia ma sta da qualche parte tra la Casalina e la Prenestina, tra le strade (spesso congestionate) su cui corre il mitico tram 19.
LA CASA DI ALICE A SAN LORENZO NELLA SERIE TV “STRAPPARE LUNGO I BORDI”
Alice, alter ego di Camille, già “presentata” nel romanzo a fumetti d’esordio “La profezia dell’Armadillo”, è la protagonista della prima serie tv di Zerocalcare, “Strappare lungo i bordi” un successo di pubblico (e di critica) impressionante già nei primi giorni della messa in onda su Netflix. La casa di Alice si trova a San Lorenzo, tra birrerie, centri sociali e compagini di studenti e studentesse. Qui, si vivono passi importanti della vicenda e ricorre la frase di un altro libro di Michele Rech “Un polpo alla gola”: “Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia“.
E neppure dai fantasmi della propria adolescenza.