L’8 settembre 1943, il maresciallo Pietro Badoglio annuncia la firma dell’armistizio. L’Italia si arrende agli Alleati, voltando le spalle alla Germania nazista. Hitler, che ha già previsto uno scenario simile, fa scattare il suo piano. L’esercito tedesco marcia sulla Capitale. È in questo momento che nasce la Resistenza. Un grande movimento, composto da militari e civili, uomini e donne di ogni orientamento politico, che si battono contro l’invasore straniero. Oggi vi proponiamo una passeggiata nella memoria, tra i luoghi simbolo della Resistenza al Trieste-Salario.
Via Basento 55
Al civico 55 di via Basento, c’è l’ex tipografia clandestina in cui si stampa Italia libera, il giornale ufficiale del Partito d’Azione. A dirigerlo c’è Leone Ginzburg. Ebreo, antifascista convinto, pur di proclamare ad alta voce le proprie idee ha affrontato l’arresto, il carcere, il confino. È qui che, il 20 novembre 1943, lo catturano di nuovo, trascinandolo nell’inferno di Regina Coeli. Morirà nell’infermeria del carcere, mesi dopo, in seguito alle torture. Una targa, affissa sul muro, lo ricorda e proclama “viva la sua memoria nel cuore di chi spera e combatte per una giusta libertà”.
Via Salaria 366
Tra coloro che si spendono per la causa della libertà c’è anche Luchino Visconti, il futuro grande regista. Quando si bussa alla sua casa, un bel villino in via Salaria 366, non è lui ad aprire la porta. Luchino, infatti, vive in clandestinità, sotto falso nome. Ha affidato la sua dimora a un’amica fidata, l’attrice Maria Denis, che ha il compito di accogliere sotto questo tetto antifascisti e partigiani che hanno bisogno di un nascondiglio sicuro.
Via Romagna 38
Visconti è tra coloro che, purtroppo, finiscono tra le mani degli aguzzini della famigerata banda Koch. Un reparto speciale della polizia fascista, guidato dall’ex granatiere Pietro Koch. Per mesi, il quartier generale della banda è situato all’interno della pensione Jaccarino, in via Romagna 38, che viene trasformata in prigione e luogo di indicibili sevizie. “Molti ne uscirono soltanto per essere avviati al plotone di esecuzione” ricorda la targa affissa sulla facciata del palazzo costruito nel Dopoguerra al posto del villino.
Via Clitunno 26
Il nostro itinerario per le strade del Trieste-Salario ci conduce anche in via Clitunno, al civico 26. Qui, una targa segnala che questa è la casa di Angelo de Fiore, alto funzionario della Questura di Roma. Un uomo di grande coraggio che, fingendo di collaborare con il nemico, aiuta al Resistenza dall’interno. Altera documenti e ne prepara di falsi, salvando dalla persecuzione decine di ebrei e di sospetti di attività antifascista.
Ponte Ugo Forno
L’ultima tappa di questo percorso che tocca i luoghi simbolo della Resistenza al Trieste-Salario si conclude di fronte al ponte ferroviario sull’Aniene, intitolato al piccolo Ugo Forno, il più giovane caduto della Resistenza. Ughetto ha soltanto 12 anni quando, il 5 giugno del 1944, cade per mano dei tedeschi, in ritirata dalla città. Si è spinto fin qui, armato, con un solo pensiero in testa: impedire al nemico di far saltare in aria il ponte. Un’impresa eroica, che gli costa la vita, proprio nel giorno in cui Roma festeggia la sua Liberazione.