Quella di Alberto Mieli, ripreso nella foto in canottiera, é una storia esemplare di quella generazione che, dopo le atroci sofferenze della seconda guerra mondiale, seppe ripartire per ricostruire un Paese che era in ginocchio. Alberto era un ebreo romano, uno dei pochi superstiti dell’Olocausto. Fu rinchiuso nel lager di Auschwitz e il numero tatuato sul suo braccio era il 180060. La sua storia é raccontata nel libro Come eravamo Trieste-Salario, edito da Typimedia, con immagini bellissime concesse dal figlio Gabriele.
Alberto Mieli, quando tornò dalla detenzione nel campo di sterminio nazista, si mise fare il venditore ambulante di abbigliamento, girando i mercati romani. In quegli anni giocava anche nella famosa squadra di calcio degli ebrei romani, la Stella Azzurra (come raccontiamo qui). La foto lo riprende proprio con la sua bancarella di stoffe e generi di abbigliamento. Ma di lì a qualche anno riuscì a realizzare il sogno di aprire un negozio. Nel 1964 l’insegna “Mieli” campeggiava sul negozio di abbigliamento fresco di inaugurazione in viale Eritrea. Quel negozio é tuttora aperto e gestito ancora dalla famiglia Mieli. Alberto, il capostipite, é morto nel 2018 a 92 anni. Prima di lui era deceduta la moglie Ester: i due si erano sposati nel 1949. Una grande storia d’amore. Una grande storia di una famiglia italiana esemplare.
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