In via Tiburtina, all’altezza del cimitero del Verano, si trova quello che viene normalmente chiamato il “Palazzo decorato”, una costruzione di grande fascino per via del bizzarro miscuglio di stili che lo caratterizzano: uno curioso incrocio fra il palladiano, il rinascimentale e il barocco.
Alzando gli occhi sulla facciata, si nota anche una strana finestra. È una bifora dalla quale si affacciano delle figure in terracotta rossa che rappresentano un uomo anziano dalla barba fluente e riccia col berretto in testa e un binocolo in mano e ai suoi lati rispettivamente una ragazza vestita con il tipico costume indossato dalle ciociare e un’elegante signora. Tutti e tre guardano per strada e ridono. La curiosa opera è da attribuirsi allo scultore Giuseppe Maria Sartorio, che si fece ispirare da una leggenda secondo cui il vecchio proprietario del palazzo, assieme alla moglie e una servetta, guardando passare sotto la finestra un funerale, schernì ridendo il corteo diretto al Verano. Per punire i tre della loro perfidia, Dio fece crollare la balaustra del palazzo ponendo fine alle loro vite.
Fu proprio Sartorio che nel 1897 acquistò il terreno sulla Tiburtina sul quale fece costruire l’elegante palazzina che venne chiamata, appunto, il “Palazzo decorato” che adibì a sua dimora e dove aprì, al piano terra, la sua bottega.
(a cura di Gianluigi Spinaci)