Vi presentiamo una breve passeggiata storica attraverso il quartiere Trionfale. Visiteremo insieme luoghi che ci riportano indietro nel tempo, fino al Medioevo. Un’epoca in cui questo territorio è percorso da pellegrini e sovrani.
Via Trionfale
Il nostro viaggio nel Medioevo del quartiere comincia in compagnia di alcuni uomini che percorrono la via Trionfale. Camminano faticosamente, sorreggendosi a un bastone. Sulle spalle, a coprirli dalle intemperie, un piccolo mantello. Sono in viaggio da settimane. Alcuni di loro vengono da terre molto lontane e hanno affrontato patimenti e privazioni. Sono pellegrini, giunti nella Città Eterna per prostrarsi in preghiera sulle tombe dei martiri ed espiare i propri peccati.
La via Trionfale, in quest’epoca, rappresenta l’ultimo tratto della via Francigena. I pellegrini preferiscono passare di qui per vari motivi. Innanzitutto, il percorso alternativo della Cassia è spesso inagibile, a causa di continui allagamenti. E poi c’è una ragione simbolica. La Trionfale sale in cima a Monte Mario. Secondo alcuni, è sopra questa collina che Costantino vide apparire la croce e la scritta “in hoc signo vinces” prima della battaglia di Ponte Milvio, nel 312 d.C.
San Lazzaro in Borgo
Lungo il percorso, chi è stanco e ha bisogno di rifocillarsi, può trovare posto in un piccolo ostello che sorge alle pendici di Monte Mario, vicino a un’edicola sacra. Alla fine del XII secolo, intorno al 1187, la vecchia struttura viene sostituita da un luogo di culto, a cui è annesso un ospedale. Si tratta dell’odierna chiesa di San Lazzaro in borgo.
Secondo la tradizione, la sua costruzione si lega alla figura di un anonimo pellegrino francese. Nel corso del suo viaggio verso Roma, l’uomo comincia a stare male. Con le forze che lo abbandonano, riesce ad arrivare fin alla locanda, dove trova ospitalità. È qui che scopre di aver contratto la lebbra. A quel punto, si mette a pregare, nella speranza di ottenere una grazia. Rivolge la sua supplica a Dio e a Santa Maria Maddalena. Ed ecco che avviene il miracolo: le piaghe sul suo corpo cominciano a sparire, la febbre scende. Una volta guarito, il viandante decide di mettersi a elemosinare per strada. Con quel denaro farò costruire questa piccola chiesa, che tempo dopo diventerà un lazzaretto e un luogo di quarantena.
Via Candia, angolo via Leone IV
All’altezza dell’odierna via Candia, chi percorre la campagna del Trionfale in quest’epoca remota, si imbatte in un fiumiciattolo. Si tratta del Fosso della Sposata, un piccolo corso d’acqua incondottato all’inizio del Novecento per consentire l’urbanizzazione del quartiere.
Più o meno dove la strada moderna incrocia via Leone IV, nel Medioevo c’è un modesto ponte che consente di guadare senza pericolo il torrente. Questo piccolo passaggio è un luogo dall’alto valore simbolico. Qui, infatti, secondo un preciso cerimoniale tramandato nei secoli, devono fermarsi gli imperatori del Sacro romano impero che vengono a farsi incoronare dal pontefice. Prima di entrare in città, sostano “ad ponticellum” per prestare giuramento al popolo di Roma.
Monte Mario
L’ultima tappa di questo percorso ci conduce sulla cima di Monte Mario, nel suo punto più alto: la terrazza dello Zodiaco. Da quassù, con tutta Roma ai nostri piedi, possiamo immaginare l’emozione di viandanti e pellegrini nel momento in cui gettavano il loro primo sguardo sulla città. Monte Mario veniva chiamato “Mons Gaudii” cioè Monte della Gioia, proprio per evocare il senso di meraviglia che destava quest’esperienza.
Ma, nel Medioevo, la collina che sovrasta la Capitale riceve anche un nome più oscuro: “Mons Malus” (Malvagio, nefasto). Un epiteto che deriva da un episodio che lascia il segno nella coscienza collettiva cioè l’uccisione del barone Crescenzio Nomentano, ostile al papa e all’imperatore Ottone III. Nel 998, l’imperatore stringe d’assedio Castel Sant’Angelo, dove il nobile si è asserragliato con i suoi fedelissimi. Due mesi dopo, le sue truppe irrompono nella fortezza. Crescenzio viene arrestato, torturato e messo a morte. Il suo corpo, decapitato, viene appeso a una forca sulla cima di Monte Mario, dove tutti possano vederlo.