Passeggiando per i Giardini del Pincio, nei pressi della piazza del Popolo, vaga uno degli spettri più famosi dell’antichità imperiale: una donna avvolta in una veste bianca, le braccia coperte di gioielli e un diadema fra i capelli. È Valeria Messalina, la bellissima figlia del console Marco Valerio Messalla Barbato e di Domizia Lepida, che Caligola costrinse, appena quattordicenne, a sposare il cugino della madre, Claudio, futuro imperatore, più vecchio di lei di oltre trent’anni, balbuziente, zoppo e al terzo matrimonio.
Si dice che la giovane, insoddisfatta della propria vita matrimoniale, prese a condurre un’esistenza sregolata fatta di continue relazioni extraconiugali e avventure sessuali nei bordelli della città. Le sue scappatelle sono anche documentate da autorevoli cronisti come Svetonio, Tacito e Giovenale.
Insomma, tutta Roma era a conoscenza dei comportamenti trasgressivi di Messalina, tranne Claudio. Quando la ragazza si innamorò del console Gaio Silio, tanto da simulare con lui un matrimonio, l’imperatore decretò la sua morte. La vita di Messalina fu spezzata a soli 23 anni da un tributo militare che, mentre la uccideva avrebbe pronunciato le parole: “Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!”.
(Gianluigi Spinaci)