Ai giorni nostri, il Pigneto è famoso per i locali, la vita notturna e i tanti murales che colorano le facciate dei suoi grandi palazzi. Ma sotto l’aspetto di quartiere della movida si nasconde qualcosa di più, un passato da conoscere, passo dopo passo. Questo territorio ha visto da vicino gli orrori della Seconda guerra mondiale e l’eroismo di chi ha combattuto per la libertà. Ecco, allora, un breve percorso per le strade del Pigneto, alla ricerca delle tracce lasciate da quell’epoca.
Lapide in piazza Copernico
La nostra passeggiata comincia in piazza Copernico, al centro del cosiddetto “quartiere dei ferrovieri”. Tra il 1920 e il 1921, infatti, la società cooperativa Termini, formata da dipendenti delle ferrovie, acquista parte dei terreni di Villa Serventi per costruirci delle case, da assegnare ai soci. Nasce così una piccola Città Giardino, composta da decine di villini. Sono 128 per l’esattezza. Ma oggi non ne rimangono molti.
La ragione è spiegata dalla lapide sulla palazzina che domina la piazza, nella quale sono riportati i nomi dei soci e dei loro congiunti caduti durante la Guerra. Molti di loro muoiono sotto i bombardamenti che colpiscono quest’area, devastando le case. Il primo è quello del 19 luglio 1943, ricordato per la strage causata nel vicino quartiere di San Lorenzo.
Croce in via del Mandrione
Il Pigneto viene colpito duramente anche il 13 agosto 1943. Quel giorno, due bombe cadono sui binari della ferrovia, dove staziona un treno carico di passeggeri, in attesa di entrare alla stazione Termini. Decine di persone restano intrappolate nei vagoni. Chi non è ferito o morente cerca di uscire, ma viene bersagliato da alcuni caccia a volo radente, che scaricano colpi di mitra sulla folla.
Il parroco della vicina chiesa di Sant’Elena, padre Raffaele Melis, accorre trafelato per dare soccorso. Con coraggio, si spinge fino al mezzo sventrato dalle esplosioni e trascina in salvo alcune persone. Poi torna indietro per dare l’estrema unzione ai moribondi. La seconda ondata dei bombardieri alleati lo coglie mentre sta impartendo l’estrema unzione a un ferito. Il suo corpo senza vita verrà ritrovato solo più tardi. In sua memoria, in via del Madrione, c’è una croce in travertino accompagnata da una lapide che ricorda l’eroismo del sacerdote.
Pietra d’inciampo in via Ettore Giovenale 95
Arriviamo in via Ettore Giovenale, civico 95. Qui la memoria si accende di fronte a una pietra d’inciampo incastonata nel cemento della strada. Sopra vi è inciso il nome di Ferdinando Persiani uno dei giovani antifascisti del quartiere, che paga con la vita la sua strenua opposizione al regime.
Il 26 dicembre 1943, lo arrestano per portarlo poi al carcere di via Tasso. Ufficialmente, il provvedimento di incarcerazione è motivato dal suo rifiuto di combattere nell’esercito della Repubblica di Salò. Pur essendo in età da leva, non ha risposto alla chiamata alle armi del bando Graziani. Il 4 gennaio 1944, insieme ad altri oppositori politici del quartiere come Antonio Atzori e Fernando Nuccitelli, verrà deportato a Mauthausen.
Ex Snia Viscosa
Lungo la via Prenestina, all’altezza del civico 175, si vedono i ruderi cadenti dell’ex Snia Viscosa, grande fabbrica di fibre tessili artificiali dismessa negli anni Cinquanta. Tra le tante operaie che hanno lavorato qui dentro si ricorda anche Maria Baccante, a cui oggi è dedicato il centro di documentazione presente all’interno del Parco delle Energie.
Maria è una donna di grande coraggio, militante di Bandiera Rossa, partigiana della banda “Grotta Rossa” attiva all’Esquilino. Le sue specialità sono il trasporto di armi e il lancio di chiodi a tre punte lungo le strade dove passano i mezzi corazzati tedeschi. Pare che le autorità germaniche siano così decise a mettere le mani su di lei, da organizzare un rastrellamento pur di catturarla. Ma Maria Baccante non verrà mai arrestata e continuerà la sua lotta anche in fabbrica, dove verrà assunta dopo la guerra, nel 1946.
Via Montecuccoli 17, set di Roma città aperta
L’ultima tappa del nostro percorso ci conduce in via Raimondo Montecuccoli 17. Se il luogo vi sembra familiare, anche se non ci siete mai stati, forse avete riconosciuto uno dei set di “Roma città aperta”, immortale capolavoro di Rossellini. In questo esatto punto venne girata la famosa scena in cui Pina (Anna Magnani) cade sotto i colpi di un mitra mentre sta correndo dietro alla camionetta che si porta via il suo Francesco. Rossellini sceglie il Pigneto ancora ferito dalle bombe per raccontare Roma prigioniera sotto i nazisti. È il 1945. Dai fatti narrati sono passati appena due anni.