Il Nomentano ha due volti. Uno fatto di antiche ville nobiliari e graziosi villini destinati alla borghesia, edificati all’inizio del Novecento. L’altro di palazzoni popolari, costruiti per far fronte alla fame di alloggi che caratterizza da sempre la Capitale. Con questo itinerario andiamo alla scoperta dei diversi luoghi che raccontano la realtà variegata del quartiere e il suo sviluppo attraverso il tempo.
Villa Mirafiori
In via Carlo Fea, a poca distanza dalla principesca residenza dei Torlonia, sorge Villa Mirafiori. Una dimora di grande pregio, in un contesto elegante e riservato, che il sovrano in persona, Vittorio Emanuele II, fa costruire tra 1874 e il 1878. La struttura è destinata a ospitare Rosa Vercellana. Il re d’Italia e “la bela Rosin” sono uniti da un matrimonio morganatico. Ciò significa che alla donna non spetta il titolo di regina e che i suoi figli non hanno figureranno nella successione dinastica. Rosa vive qui fino al giorno della morte del sovrano. Poi si trasferisce a Pisa. La villa viene abbandonata al proprio destino. In parte lottizzata, quel che ne rimane ospita per anni la Casa Generalizia delle Dame del Sacro Cuore. Finché nel 1975, La Sapienza acquista la struttura, oggi adibita a sede universitaria.
Villa Durante
Un altro edificio del Nomentano più elegante ed elitario si trova in piazza della Croce Rossa, civico 3. Si tratta di Villa Durante, oggi sede del l’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti.
In origine, questo bel villino dalle forme umbertine viene costruito come dimora di rappresentanza di Francesco Durante. Affermato chirurgo dalle idee innovative, Durante è colui che – insieme a Guido Baccelli – promuove la nascita del Policlinico Umberto I. Nel 1889, egli accetta la carica di senatore a vita, offertagli dal governo Crispi. In quello stesso anno, ottiene la licenza per la costruzione di questa grande residenza. Sceglie di edificarla proprio qui, a poca distanza dal grande ospedale che sta sorgendo in quello stesso periodo.
Quartiere Italia
Passando oltre viale Regina Elena si attraversa una sorta di confine impalpabile. Dal quartiere Nomentano propriamente detto, quello che ruota intorno a Villa Torlonia, approdiamo al quartiere Italia, che si sviluppa negli anni Venti. È così chiamato perché le strade hanno nomi di città italiane.
Ci troviamo ancora in un’area dal tono borghese, ma le case che sorgono in questa zona sono destinate al ceto medio impiegatizio. A edificarle è la Società Cooperativa Italia, che convince possibili acquirenti a partecipare all’iniziativa edilizia presentando questa zona come “una delle più elevate e ridenti della città, fuori di Porta Pia, a confine con l’Universitas Studiorium in costruzione”. Tra i residenti c’è persino Grazia Deledda, la scrittrice Premio Nobel, che abita in un villino a due piani in via Porto San Maurizio.
Palazzi Federici
Foto di Elisa Schipa dal sito archidiap.comRaggiungendo viale XXI aprile, la prospettiva sul quartiere cambia nuovamente. Al civico 21, accanto alla sede del comando della Guardia di Finanza, ci si sente quasi oppressi dalla mole gigantesca dei Palazzi Federici. Si tratta di un enorme complesso edilizio, costruito in piena epoca fascista per rispondere al bisogno pressante di alloggi per le famiglie sfrattate. Nel 1930, infatti, entra in vigore lo sblocco degli affitti che determina un forte incremento dei prezzi degli appartamenti. Le autorità intervengono per far fronte all’emergenza abitativa, dando carta bianca alle imprese private. Viene concesso un contributo di mille lire per ogni vano costruito, purché gli affitti di queste “case convenzionate” rimangano fissi per i primi cinque anni. Il complesso si articola intorno a 29 corpi scala, con 442 alloggi totali, un cinema – oggi trasformato in supermercato – e decine di negozi.
Casa del Sole
L’area più spiccatamente popolare del Nomentano, però, è quella che va sotto il nome di rione Sant’Ippolito. Un nome che non esiste sui documenti ufficiali, ma è testimonianza di un’identità forte e radicata nella comunità che abita questa zona, a sud di piazza Bologna. Questo nucleo edilizio sorge negli anni Trenta, con la costruzione del Tiburtino II, edificato dall’Istituto Case popolari. Si tratta di un complesso che conta 28 edifici. Il più particolare è la cosiddetta Casa del Sole, realizzata in via della Lega Lombarda 43 su progetto di Innocenzo Sabbatini. Le due ali laterali del grande blocco intensivo si riducono progressivamente da 7 a 2 piani. Ciò conferisce alla struttura una caratteristica forma “a gradoni” e consente alla luce del sole di penetrare direttamente nel cortile interno.
(Sara Fabrizi)