Il grande arco su via Doria, in piazza Mincio, segna l’ingresso nel luogo più misterioso ed esoterico della città di Roma: il quartiere Coppedè. Si tratta di una zona residenziale del 1915 e figlio dei fratelli Cerruti, dei ricchi banchieri di Genova che investono nell’espansione edilizia della Capitale.
Il famoso progettista Luigi “Gino” Coppedè viene incaricato della realizzazione, mostrando il suo stile personalissimo che da un lato suggestiona i suoi committenti, e dall’altro causa problemi con la Commissione edilizia che vorrebbe dei canoni più “romani” e classici. La soluzione dell’architetto si ritrova nella mediazione in alcuni monumenti, come l’arco su via Doria che ne richiama uno trionfale romano. Alcuni degli edifici più belli e peculiari vedono al luce nel 1921 come: il Palazzo degli Ambasciatori, il Palazzo del Ragno, e i Villini delle fate. Il 20 settembre 1927 Gino Coppedè perde la vita e il suo testimone viene raccolto da Paolo Emilio André, suo cognato e collaboratore che realizza ciò che Luigi aveva ideato.
Un racconto dettagliato di questo luogo, e altri cento, è presente nel volume Trieste-Salario. I 100 (+1) luoghi della storia, a cura di Sara Fabrizi, edito da Typimedia editore, 2021.