Una delle domande che resta negli spettatori, soprattutto quelli non pratici di Roma, dopo la visione di “Come un gatto in tangenziale” è ‘’ma Coccia di Morto esiste davvero o è l’ennesimo prodotto della fantasia romana e/o cinematografica?’’ e la risposta è sì, esiste! Non é solo quella del film di successo con Antonio Albanese e Paola Cortellesi. La spiaggia con questo nome particolare si trova a trentacinque chilometri da Roma, sul litorale del Comune di Fiumicino.
Coccia di Morto deve il suo nome al ritrovamento, avvenuto nel Settecento durante l’opera di bonifica della zona, di teschi ed ossa- in romanesco ‘’cocce di morto’’ appunto- trasportati dal Tevere e depositati sulla spiaggia dalle correnti.
La spiaggia, sebbene faccia parte della Riserva naturale statale Litorale Romano- un’area protetta di oltre sedicimila ettari- ha raggiunto un particolare record. Ad oggi, i ritrovamenti sono stati sostituiti dai rifiuti: la spiaggia, nel 2016, è stata eletta da Legambiente come la spiaggia più sporca d’Italia.
La media è spaventosa: 1413 rifiuti ogni cento metri di spiaggia, l’esatto doppio rispetto alla media nazionale di 714 rifiuti ogni cento metri. Sulla riva di Coccia di morto sono stati ritrovati l’83% dei cotton fioc venduti sul territorio nazionale, il resto dei rifiuti è prevalentemente materiale plastico.
Forse è la posizione ad incoraggiare lo scarico di rifiuti non autorizzati. C’è chi non ci andrebbe mai, chi ci andrebbe per curiosità e chi, come Antonio Albanese e Paola Cortellesi, fa Ritorno a Coccia di Morto. La speranza di molti frequentatori é che la spiaggia possa tornare pulita e vivibile. Forse anche la fama del film può aiutare.
La spiaggia di Coccia di Morto è raccontata anche nel volume di Typimedia Editore “Fiumicino, le 100 meraviglie (+1)”
(Giulia Torrisi)