Una grande comunità di persone accomunate dalla passione per la vela e per lo sport. Nella splendida cornice del lago di Bracciano, il Centro Velico 3V è punto di riferimento per amici, tifosi, velisti ed amatori. Immersa nel verde dell’alto Lazio, la struttura ha la propria sede in via della Rena 112 (Trevignano Romano) sulle sponde dell’ottavo lago più grande d’Italia, a poco più di 50 chilometri da Roma.
Circondata dai Monti Sabatini, la zona conserva ancora tratti di vegetazione ripariale e di aree estese di foresta. Tutto questo fa da sfondo al Centro Velico 3V, una realtà storica del territorio laziale che si prepara a festeggiare i 50 anni d’attività. Nata nel 1972 da un’idea di Luigi Maltagliati (detto Gigi), il Centro Velico era all’inizio la sua abitazione privata e si presentava come una comune casa davanti al lago.
La struttura è cresciuta con il passare degli anni, ma ha sempre preservato il suo carattere familiare. Un luogo di ritrovo per chi ama lo sport acquatico, adibito all’ospitalità degli atleti. Affiliata alla FIV (Federazione Italiana Vela) e riconosciuta dal CONI, la sede si trova in una posizione esclusiva, in un angolo di natura incontaminata.
Grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli e alla lunga tradizione nel settore, l’associazione svolge con successo l’attività di scuola di vela oltre che promuovere l’attività velica dilettantistica e professionale. I corsi sono per i bambini da 6 anni in su e per adulti su windsurf, catamarani e derive.
Un ambiente sportivo a 360° pensato anche per il relax. I soci hanno infatti a disposizione un ampio spazio per godersi la spiaggia a bordo lago, nonché palestra, spogliatoi e servizi di manutenzione e rimessaggio per le barche. Il Centro Velico 3V è aperto da maggio a settembre (escluso il lunedì) dalle 9:30 alle 18. Giugno, luglio e agosto, invece, è fruibile tutti i giorni dalle 8 alle 19:30.
Un circolo che è come una famiglia, mosso da un unico grande ideale: “un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile”.
(Marco Barbaliscia)