Con questo itinerario visiteremo 5 luoghi del quartiere di Montesacro legati a epiche battaglie e personaggi eroici, che hanno lasciato un segno nella storia.
Ponte Salario e i Visigoti contro Belisario
Proteso sulle acque placide dell’Aniene, Ponte Salario è un attraversamento fluviale carico di storia. Ha un ruolo strategico, per questo, nel corso dei secoli, diversi eserciti in marcia verso Roma si accampano qui nei dintorni. Lo fanno nel febbraio del 537 d.C. anche gli Ostrogoti di Vitige, venuti a stringere d’assedio la città. Il loro arrivo spaventa i soldati di guardia, che si danno alla fuga, lasciando libero il passo. Per fortuna, però, prima che possano arrivare sotto le mura, vengono intercettati da uno squadrone di cavalleria, guidato dal prode Belisario. Si accende una mischia violentissima. Il generale bizantino combatte in prima linea, con grande eroismo. Non si sottrae, nemmeno quando si rende conto che i nemici stanno concentrando i loro colpi contro di lui. Lo hanno riconosciuto dal suo cavallo da guerra. I suoi uomini fanno di tutto per proteggerlo. Perdere il comandante significherebbe perdere la guerra. Soltanto al tramonto, dopo una strenua lotta, Belisario e i suoi riescono a respingere gli avversari e rientrare a Roma.
Ponte Nomentano e capitan Fracassa
Seguendo il corso dell’Aniene, approdiamo a Ponte Nomentano, il più medievale dei ponti di Roma. Anche questo è un luogo dal grande valore strategico, spesso conteso. Come accade nel dicembre del 1485, quando le truppe del barone Gentil Virginio Orsini, ostile al pontefice, Innocenzo VII, occupano di forza il ponte. Per scacciarle, il papa invia il suo esercito, capitanato dal condottiero Roberto Sanseverino. Al suo fianco ci sono i figli, tra i quali Gaspare. Un giovane ardimentoso e forte, che sui campi di battaglia si è guadagnato il soprannome di Fracassa. È lui, col desiderio di rendere orgoglioso il padre, a guidare l’assalto. L’attacco è travolgente. Si sentono grida e spari. Mentre infuria la battaglia, un colpo di archibugio raggiunge capitan Fracassa che stramazza al suolo, colpito in pieno volto. Sopravvivrà, ma resterà sfigurato e non riuscirà più a parlare bene.
Casal de’ Pazzi e Garibaldi
Il nostro viaggio prosegue. Attraversando il quartiere si raggiunge via Zanardini, dove si allunga il muro di cinta dell’antico Casal de’ Pazzi. Reso famoso dalla nobile famiglia fiorentina che congiurò contro i Medici, questo casale di campagna è stato protagonista anche di un episodio del Risorgimento italiano. Nell’ottobre del 1867, qui giunge un contingente di camice rosse, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi in persona. In città si sta preparando un’insurrezione. L’Eroe dei due mondi aspetta soltanto un segnale per intervenire. Ma la sommossa verrà repressa ancor prima di scoppiare. Garibaldi potrà guardare Roma soltanto da lontano, dall’alto del Monte Sacro.
Monte Sacro e Simón Bolívar
Sulla cima del Monte Sacro, un memoriale ricorda la fatidica data del 15 agosto 1805. Non è il giorno di un’epica battaglia, ma quello in cui un giovane straniero, in viaggio a Roma, sale su questa collina e si trasforma in un eroe, El Libertador. Quel ragazzo di ventidue anni si chiama Simón Bolívar. Acceso dall’amor patrio e dal desiderio di libertà, davanti al suo maestro, Simón Rodríguez, egli giura di combattere fino allo stremo delle forze per sottrarre i popoli dell’America latina al dominio degli spagnoli. Quel giuramento imprimerà un nuovo corso alla sua vita, che verrà completamente dedicata alla lotta per l’indipendenza.
Via Monte Nevoso 14 e Orlando Orlando Posti
Nell’asfalto di via Monte Nevoso, di fronte al cancello di una vecchia palazzina, ci si imbatte nel nome di Orlando Orlandi Posti. È inciso su una pietra d’inciampo, che lo ricorda come martire delle Fosse Ardeatine. Ha soltanto diciassette anni nel settembre del 1943, quando i tedeschi occupano Roma. Ma Lallo non ha paura di combattere. I suoi amici, con cui ha trascorso pomeriggi infiniti a fare il bagno nell’Aniene, diventano compagni d’armi e di lotta. Non li tradirebbe mai, per nessuna ragione al mondo. Il 3 febbraio 1944, i nazifascisti arrivano a Montesacro, sulle tracce dei partigiani. Orlando li vede e comincia a correre. Non per fuggire, ma per avvertire gli altri del pericolo. Il suo tempismo permetterà loro di mettersi in salvo. Lui, invece, verrà catturato e condotto nel carcere di via Tasso. Ne uscirà, dopo torture e sevizie, soltanto per andare a morire, senza aver mai ceduto.